La conclusione del DeaFest: Max Gazzè, l’intimità delle platee moderate

Non era programmato, anzi, il cambio di artista è giunto all’ultimo momento. Da un cantautore romano all’altro, da Alessandro Mannarino, rivelazione degli ultimi anni, ad un veterano come Max Gazzè, il passo non è poi così lontano. L’accordo economico tra l’agenzia di Mannarino e il comune di Santo Stefano, a pochi giorni dal concerto, non è stato raggiunto, e forse per la felicità di molti altri, ha preso il suo posto Gazzè, vincitore di Sanremo Giovani nel 1999 con “Una musica può fare”, canzone che ha terminato la sua esibizione durata quasi due ore.

Il bassista romano ha allietato il suo pubblico con vecchie perle, conosciute qui e là, tra un pubblico a tratti appassionato, a tratti annoiato, dilettandosi forse troppo con la conversazione con l’uditorio, che si sà, in certe occasioni esagera con l’alcol e il cibo pesante, ha bisogno più di una scossa che dei romantici testi tipici del cantautore.

A parte l’atmosfera anni ’90, fermatosi per affiancare altri artisti nei testi e le musiche, il tipico sound di Gazzè entusiasma i più affezionati con “Vento d’estate” registrata con Niccolò Fabi, seguita da “Favola di Adamo ed Eva”, “Il timido ubriaco”, “L’amore pensato”, “L’uomo più furbo”, “Annina”, “Cara Valentina”, ed “Il solito sesso”. Il pubblico non è quello dei grandi concerti, ma forse l’intimità della piccola piazza di Gambarie è adatta a questo tipo di spettacolo, come un bacio non dato.

Fausta Canzoneri

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