Prosegue il ciclo di conferenze dedicate all´analisi della Letteratura risorgimentale curato dalla Prof.ssa Francesca Neri nel 150° dell´Unità d´Italia. Al centro della conversazione della studiosa sarà “La poesia risorgimentale”, una poesia che si inserisce ovviamente nel solco di quella “poesia patriottica” risalente a tempi in cui l´Unità d´Italia era un sogno vagheggiato soltanto da poeti e scrittori. Pensiamo alla canzone All´Italia di Petrarca con quei famosi versi “vertú contra furore prenderà l’arme, et fia ‘l combatter corto: ché l’antiquo valore ne gli italici cor’ non è anchor morto” che lo spregiudicato e disincantato Machiavelli pose a conclusione del suo “Principe” (Cap. XXVI) “A ognuno puzza questo barbaro dominio. Pigli, adunque, la illustre casa vostra questo assunto con quello animo e con quella speranza che si pigliano le imprese iuste; acciò che, sotto la sua insegna, e questa patria ne sia nobilitata, e, sotto li sua auspizi, si verifichi quel detto del Petrarca: Virtù contro a furore Prenderà l’arme, e fia el combatter corto; Ché l’antico valore. Nell’italici cor non è ancor morto” o All´Italia di Giacomo Leopardi (Patria mia, vedo le mura e gli archi/E le colonne e i simulacri e l’erme/Torri degli avi nostri,/Ma la gloria non vedo…) o, nell´Ottocento, a Foscolo e Manzoni. Ma accanto ai grandi nell´età risorgimentale bisogna ricordare una schiera di poeti che visse e interpretò, sia pure con voce diversa, le vicende politiche-militari che portarono all´Unità e che in qualche caso partecipò ad esse prendendo le armi. Pensiamo ad Arnaldo Fusinato (Schio, 25 novembre 1817 – Roma, 28 dicembre 1888) autore, tra l´altro, della struggente “Addio a Venezia” con quell´ossessivo verso che si ripete quasi in ogni strofa “Sul ponte sventola Bandiera bianca!”, a Luigi Mercantini (Ripatransone, 19 settembre 1821 – Palermo, 17 novembre 1872), autore del celebre “Inno di Garibaldi” ” Si scopron le tombe, si levano i morti, I martiri nostri son tutti risorti” e della, altrettanto celebre “Spigolatrice di Sapri” dedicata alla sfortunata Spedizione guidata da Carlo Pisacane “Eran trecento, eran giovani e forti, e sono morti!”.), a Goffredo Mameli ((Genova Voltri, 5 settembre 1827 – Roma, 6 luglio 1849)1827-1849) autore della Canzone degli Italiani, testo dell´Inno Nazionale. E poi ancora a poeti come il Giuseppe Giusti di Sant´Ambrogio, e a Aleardo Aleardi (1812-1878) e Giovanni Prati (1814-1884), esponenti del cosiddetto “Secondo Romanticismo” o al garibaldino Ippolito Nievo (1831-1861), cui già l´Anassilaos ha dedicato un incontro e Giosuè Carducci (1835-1907), la cui evoluzione personale, artistica e politica, da acceso rivoluzionario, quasi giacobino, a sostenitore della monarchia sabauda, segna anche la fine della fase più vivace del Risorgimento Italiano e il suo ripiegarsi nell´ “Italietta” che aveva cominciato a cercare il suo “posto al sole”.
Giuseppe Dattola