Ennesimo fatto di sangue in Afghanistan. Questa volta a farne le spese cinque soldati americani impegnati nella missione Isaf, morti durante un attentato. Insieme ai cinque soldati Usa, sono morti anche cinque poliziotti afgani. Gli attacchi sono avvenuti nella parte meridionale del vastissimo paese, e sono stati distinti fra loro.
La Nato in un comunicato ha fatto sapere che i militari americani hanno peso la vita in seguito all’esplosione di un ordigno rudimentale, oramai un tragico copione che si ripete continuamente. L’ordigno secondo il bollettino era stato piazzato ai lati della strada su cui si stava muovendo il contingente. In un altro attacco, un gruppo di insorti talebani ha assaltato un checkpoint della polizia nella provincia dell’Helmand, uccidendo cinque agenti. Nello scontro sono rimasti uccisi anche sette talebani, come ha riferito il capo della polizia della provincia, Mohammad Hakim Angar.
La situazione afgana appare sempre più difficile e senza via d’uscita. Di giorno in giorno il numero delle vittime aumenta a dismisura, e il paese non appare per nulla sotto il controllo delle forze alleate. Vaste zone afgane sono totalmente sotto il controllo degli insorti, che conoscono bene il territorio, e godono dell’appoggio di vasta parte della popolazione. Purtroppo la guerra per stanare lo sceicco del terrore, raggiunto l’obiettivo nei mesi scorsi, sta esaurendo il proprio scopo primario, anche se sotto sotto il controllo dei giacimenti di gas della zona potrebbe sembrare uno degli obiettivi primari, altrimenti tutte queste vittime non si giustificano. D’altronde anche quando l’Unione Sovietica invase l’Afghanistan, l’obiettivo principale era quello di controllare una zona geopolitica molto instabile e ricca di materie prime. Sappiamo tutti come andò a finire, con il crollo dell’Orso sovietico e con i viaggi del “Tulipano Nero”, che riportavano in patria migliaia e migliaia di militari sovietici morti sul campo di battaglia infinito afgano.
Salvatore Borruto