Dopo circa tre giorni di intensissima caccia all’uomo, sono stati presi i talebani che hanno abbattuto lunedì scorso, un elicottero americano, uccidendo 38 persone. Questo attentato è stato il più sanguinoso mai accaduto nelle lande Afgane dall’inizio della missione ad oggi. La cosa curiosa è stato il fatto che almeno 22 dei militari rimasti vittima dell’attentato facevano parte della squadra speciale dei Navy Seals che lo scorso maggio avevano ucciso lo sceicco del terrore Osama. E a rafforzare la cosa ci ha pensato il presidente Obama, che si è recato personalmente a ricevere le salme dei caduti a Delaware, presso la base di Dover, insieme ad altri esponenti dell’amministrazione per una cerimonia che si è svolta a porte chiuse. Non accadeva dal 2009 che il presidente si recasse a ricevere delle salme di militari caduti sul campo di battaglia. Intanto un’inchiesta è stata avviata, per accertare tutte le cause e le dinamiche dell’abbattimento del velivolo americano. A presiedere l’organismo sarà il generale Jeffrey Colt, vicecomandante della 101/a Divisione aereotrasportata. L’inchiesta è stata istituita, perché secondo delle fonti militari afgane, pare chi i Marines, siano stati attirati sul luogo dell’abbattimento attraverso la messa in scena di una trappola, e il Pentagono adesso vorrebbe fare piena luce. Come prima cosa è avvenuta la cattura dei presunti responsabili, e in una nota del comando Isaf si legge: «Al termine di una caccia all’uomo in grande stile, le Forze speciali hanno localizzato il Mullah Mohibullah e lo sparatore mentre cercavano di lasciare il paese per sfuggire alla loro cattura. A questo punto, è stato chiesto l’intervento di un appoggio aereo che ha scritto la pagina finale dell’operazione, colpendo una zona boscosa nel distretto di Chak e causando la morte dei due ricercati e di numerosi altri talebani».
Salvatore Borruto