Alzino la mano quanti, parlando di sud America, non collegano immediatamente a sole, spiaggia, musica e divertimento. E quanti di questi sentendo parlare di Copa America, ammorbati di spot sin dal mese di maggio, avevano immaginato allo spettacolo del calcio allo stato puro? Quanti avevano immaginato ciò sono rimasti clamorosamente delusi. La Coppa America 2011 infatti, non passerà alla storia per la spettacolarità del calcio visto sui vari rettangoli di gioco. La componente che sarà certamente ricordata, va ricercata nella sorpresa e nella conferma dell’estrema “rotondità” del pallone. I quarti di finale appena disputati hanno dato i primi verdetti di una competizione che ha annoiato, e non poco, sin dalla fase a gironi: Brasile, Argentina, Cile, tutte squadre favorite per la conquista del titolo ma, quante di queste si sono conquistate il diritto di lottare fino in fondo per la conquista del trofeo? Facciamo un passo indietro. La Colombia, vera e propria sorpresa del girone A, si era guadagnata l’accesso ai quarti di finale con 7 punti, senza sconfitte e senza subire neanche una rete. Ad attenderla il modesto Perù del viola Vargas in quello che sembrava un match dall’esito scontato. Epilogo dell’incontro, Colombia a casa e Perù in semifinale. Il secondo quarto di finale vedeva impegnati i padroni di casa dell’Argentina i quali, nonostante tantissimi stenti, avevano conquistato la qualificazione come seconda del girone A. Avversario della seleccion, l’Uruguay del matador Cavani in quello che si preannunciava come il più interessante ed equilibrato quarto di finale. Obiettivamente l’Uruguay non è certo una squadretta da poco però, vuoi per i nomi Messi in campo dall’Argentina, vuoi la carica di giocare in casa, Zanetti e soci partivano leggermente avvantaggiati: come sopra, Argentina a Casa e Uruguay in semifinale. Continuando con il nostro festival delle sorprese è la volta del Brasile che, nonostante la caterba di occasioni avute, si è dovuta arrendere al Paraguay e a Justo Villar vera e propria saracinesca sui sogni brasiliani. L’ultimo quarto di finale non tradisce il trend e, a sorpresa di tutti, Il semisconosciuto Venezuela manda a casa il Cile di Sanchez. Cosa possiamo aggiungere a quanto già detto dal campo. Le riflessioni si accavallano una sull’altra ma, il dato lampante, è che il calcio mondiale sta subendo una forte metamorfosi ed i grandissimi nomi sfoggiati dalle favorite da soli non bastano. È ancora limpido nelle nostre menti quanto accaduto nel 2006 quando l’Italia conquistò in maniera inattesa la Coppa del Mondo. Con questo non voglio assolutamente dire che gli azzurri siano paragonabili al Venezuela ma, in quella competizione mondiale, molte altre squadre guardando i nomi avrebbero meritato la vittoria. Nel calcio come in tutti gli sport, ciò che non può prescindere da un progetto vincente è la creazione di un gruppo. Tutti i campioni visti in campo in questa competizione hanno pensato veramente poco alla propria nazionale anteponendo i propri interessi. Certo, gli “europei” venivano da una logorante stagione e forse non vedevano l’ora di concedersi qualche settimana di riposo, ma non è concepibile ascoltare Robinho che al termine dello sconfitta contro il Paraguay ha dichiarato che il Brasile punta soltanto ai mondiali del 2014. Non è questo lo spirito giusto. Lasciando da parte riflessioni e polemiche, attendiamo speranzosi il termine di questa competizione, auspicando che le quattro nazionali rimaste mettano il pepe che è certamente mancato in questa competizione.
Danilo Santoro