Negli Usa, la terra del sogno americano uno dei 52 stati,il Minnesota rischia il fallimento. Sarà una bufala, una fuga di notizie o realtà? Sarebbe davvero un paradosso, che il primo paese sovrano fallisca lì dove la crisi economica è iniziata con i titoli tossici e le speculazioni economiche. Siamo davvero alla fine di un’epoca, quella del mercato selvaggio, del capitalismo a tutti i costi, di uno sviluppo squilibrato che bada solamente al ritorno economico, infischiandosene di tutto e di tutti? Tutto questo accade mentre il presidente Obama cerca in tutti i modi di salvare gli Usa dal tracollo finanziario, stretti da un debito pubblico mostruoso che potrebbe portare al default generale del paese a stelle e strisce. Verrebbe da dire adesso “incubo americano” e non più “american dream”, vista la situazione di gravissima crisi e stagnazione del paese del capitalismo ad ogni costo. Tornando al Minnesota alcune notizie riportano che i 24 mila dipendenti statali che da giorni bivaccano davanti alla sede del governo federale hanno un biglietto di sola andata per le loro case. Chiusi i parchi pubblici, bloccati i lavori di strade e altre infrastrutture.Quello che sta accadendo nello stato in piccolo è lo spettro che aleggia ormai da diversi mesi sul destino dell’intero paese. La gestione repubblicana dell’ultimo ventennio nel Minnesota (e anche nell’intero paese, la crisi viene dal reganismo, dare ai ricchi ancora di più, così i poveri avranno di più dalle loro briciole) fatta di tagli alle tasse per i ricchi e tagli al welfare, è stata troppo dispendiosa, e quindi ha impoverito le finanze statali. Anche l’elezione del democratico Dayton, lo scorso anno, non ha sortito l’effetto sperato: la maggioranza che aveva nel parlamentino di Minneapolis non era sufficiente a far passare le leggi senza la collaborazione dell’opposizione. E non solo, dopo un agguerrito ostruzionismo l’ex governatore dello Stato, il repubblicano Pawlenty, (considerato tra i maggiori responsabili dell’ipotetico fallimento) punta alla Casa Bianca nel 2012. Staremo a vedere, ma la situazione mondiale dei paesi post industriali appare davvero appannata e drammatica. Senza una svolta e un cambio di strategie economiche non si va da nessuna parte. Bisogna entrare nell’ottica che ormai l’occidente non è capace, restando su questo binario, di creare sviluppo, visto che ormai si è raggiunto il limite, e come per il picco di Hubbert nel petrolio, non si vede la fine del tunnel.
Salvatore Borruto