Cosa spinge le nuove leve verso questo mondo
Per rispondere a questa domanda dobbiamo partire dalla considerazione che intorno all’ambiente della destra cosiddetta radicale è presente un alone di ignoranza e pregiudizio, oggi superabile solo attraverso contatti diretti e prolungati nel tempo, vista la censura mediatica o, peggio, le falsità giornalistiche cui spesso e volentieri siamo soggetti, fatta eccezione per alcune anime pie. Detto questo, in primo luogo mi interessa sottolineare la constatazione che oggi soprattutto i giovani hanno una visione molto negativa dei partiti. Infatti i numerosi scandali di varia natura che hanno visto protagonisti tutti i partiti, di qualsivoglia colore politico, hanno indotto le nuove generazioni a considerare i politici, nella stragrande maggioranza dei casi, come individui che pensano solo al loro mero interesse personale, piuttosto che a farsi carico delle esigenze della gente, e, nella peggiore delle ipotesi, come ladri, opportunisti ed imbroglioni. Il partito, pertanto, è visto come un centro di potere, un luogo in cui ci si deve mettere d’accordo per spartirsi “i profitti” e i benefici che la politica può portare. Il nostro mondo, invece, attira perché è l’esatta negazione di tutto questo, perché diverse sono le premesse che stanno alla base della nostra militanza politica. Ci siamo sempre impegnati per suscitare l’attenzione nei nostri confronti partendo da un aspetto essenziale. Chi, come me, ha deciso di offrire il proprio tempo e il proprio impegno nel tentativo di consentire l’irrompere nello scenario politico di idee e progetti nuovi, espressione di valori antichi, non lo fa in nome e per conto di un partito, ma lo fa in nome e per conto di una intera comunità, umana prima che politica. Quello che ci contraddistingue non è l’essere una mera espressione di un partito politico – tanto è vero che nell’ambito della destra definita erroneamente radicale ci sono diversi gruppi, movimenti e partiti politici – ma l’essere parte integrante di una bellissima e ricchissima comunità, fatta di persone per bene, giovani e meno giovani, appartenenti a tutte le categoria sociali, accomunati dalla stessa visione della società, della politica e del mondo. Noi siamo in primo luogo amici o, se è possibile dirlo, camerati, fratelli, non ci consideriamo “colleghi di partito”. Tutto ciò fa si che, nel momento in cui qualche giovane si avvicina al nostro mondo, non entra in un gruppo politico, ma in una comunità, e, da quel momento, sa che ci saranno tanti altri ragazzi come lui pronti ad aiutarlo anche e soprattutto per i problemi della vita quotidiana, come succede o dovrebbe succedere in una vera famiglia. Questo ci consente di vivere la nostra militanza politica in piena e assoluta libertà, ci consente di perseguire i nostri obiettivi come se fossero espressione della nostra, non solo collettiva ma anche individuale, realizzazione spirituale, di condurre le nostre battaglie e le nostre lotte in modo sincero e pulito, fuori da ogni logica partitocratica ed in piena autonomia. Questo aspetto si coniuga al nostro particolare modo di fare politica. L’allegoria, l’ironia e la goliardia per esprimere concetti importanti, le azioni futuriste per scuotere la nostra città dal torpore in cui sembra spesso cadere, sono espressione di un modo divertente e stravagante di fare militanza che può, in effetti, attirare i giovani per poi farli riflettere sul messaggio che con certe azioni si vuole trasmettere, ed indurli a scegliere con consapevolezza. Un’altra motivazione sta nella considerazione che il nostro ambiente è caratterizzato, come ho accennato prima, da idee, principi e valori, molti forti e radicati. Il Movimento Sociale Fiamma Tricolore, partito nel quale milito, ne è la massima espressione. Nella sua azione politica vi è la quasi “tangibile” prova di quello che sto dicendo. L’attrazione che le nostre idee suscitano in molti, giovani e meno giovani, uomini e donne, è la prova che le tali idee, veicolate nel modo corretto ed al contempo attualizzate, rappresentano l’unica via di uscita dal tunnel infernale in cui si trova il nostro paese. Ed è grazie ad esse ed alla nostra intelligenza e lungimiranza politica che oggi siamo riusciti a ritagliarci un certo spazio anche a livello mediatico. Si può dire che i nostri sforzi stiano portando progressivamente a ottimi risultati, consentendoci di esprimere un peso non indifferente, non fosse altro che per le conseguenze e per il grande interesse che si sono avuti a seguito delle nostre iniziative in ambito sociale. Vale sempre, altresì, la considerazione che la strada da percorrere, almeno inizialmente, consiste in un rigoroso ricambio generazionale, da sollecitare concretamente con lo scopo di porre fine al sistema di clientele, corruzioni e collusioni che hanno alimentato il potere della cosiddetta zona grigia. Infine, ma non vorrei fare retorica poiché si rischia di essere anche ripetitivi, il partito/movimento della Fiamma è l’unico a non essere mai stato oggetto di scandali politico-mafiosi, l’unico a non aver cercato appoggi “oscuri” per colmare la lacuna di voti alle elezioni. Ha sempre denunciato, per bocca dei suoi esponenti, il malaffare e la cattiva politica, l’usura bancaria e lo sfruttamento in ambito lavorativo, e tante altre questioni sociali, come quella riguardante l’acqua. Che dire? Forse le nuove leve si stanno lentamente rendendo conto che siamo realmente l’unica alternativa, considerando che la stragrande maggioranza degli altri partiti politici, in realtà, altro non è che una cerchia di società per azioni in cui l’obiettivo è dividersi una fetta della torta sfruttando il potere che deriva dall’assumere cariche istituzionali ?
Cosa va bene e cosa va male a Reggio Calabria
Cercherò di dare una risposta attenta e precisa, il più possibile completa, considerando l’ampiezza dell’argomento. Innanzitutto mi preme specificare che potrei soffermarmi su quello che è comunemente considerato il primo aspetto che deve essere necessariamente corretto, ovvero la mentalità della gente. Certamente questo è un aspetto del quale tutti siamo a conoscenza ma, oggi, ogni valutazione rischia di essere ripetitiva e demagogica. Dico questo perché ciò di cui mi interessa parlare in questa sede è un argomento diverso, e riguarda specificatamente quelle che sono le proposte politiche di cui la Fiamma ha avuto modo di farsi promotrice, in relazione a quella che è la situazione odierna della nostra città. Come è noto alle recenti elezioni amministrative siamo stati in coalizione con il centro destra. In virtù di tale partecipazione abbiamo presentato all’allora candidato alla carica di sindaco, Demetrio Arena, un programma corposo e completo riguardante ciò che secondo noi andrebbe fatto partendo da ciò che secondo noi non va bene. Abbiamo suddiviso il programma in due parti più ampie e in diversi settori interni. La prima riguarda l’antimafia, l’autonomia e il federalismo. La seconda riguarda le “politiche sociali, politiche giovanili, lavoro, impresa e sviluppo”. Innanzitutto, alcuni aspetti delle precedenti amministrazioni possono effettivamente rappresentare un ottimo punto di partenza per l’attuazione di una più ampia incentivazione dello sviluppo strutturale e paesaggistico del nostro territorio. La spinta verso il miglioramento dell’assetto viario – inerente l’aspetto della mobilità interna – e l’opera di riqualificazione di alcune piazze e strade cittadine rappresentano sicuramente due aspetti degni di nota, rispetto alla situazione precedente, come del resto l’abbattimento dell’ex 208, luogo di degrado e di squallore. L’aspetto fortemente negativo, in quest’ottica, consiste nel fatto che tutto questo è stato realizzato, in modo molto più specifico solo per il centro della città, mentre molte zone della periferia sono rimaste in condizioni disastrose, se non addirittura peggiorate ancora di più anche dopo l’opera di metanizzazione. A ciò si aggiungano i recenti problemi riguardanti l’accumulo di spazzatura, tanto è vero anche ad un certo punto sono stati azzardati paragoni del tutto calzanti con la città di Napoli, e l’acqua. Questo discorso, oltre a riguardare il settore ambientale e paesaggistico, rappresenta inoltre un grave problema anche per ciò che riguarda il settore economico e il settore turistico, nella prospettiva dell’aspetto logistico e dei collegamenti interni. Questi due settori stanno passando una periodo di crisi complessiva decisamente preoccupante. Pensiamo non solo ai grandi centri commerciali ma anche e soprattutto alle piccole e medie imprese o alle aziende a conduzione familiare. Sottolineare ciò che di buono è stato fatto in precedenza, in questo caso, è più complesso. Reggio Calabria è una delle città che esprime il maggiore tasso di disoccupazione, soprattutto giovanile, e di lavoro nero. Il nostro mercato economico, caratterizzato dalla presenza, quasi esclusiva, sul territorio di call center, centri o agenzie per le scommesse, supermercati e uffici postali, non solo è facilmente saturabile, ma, alla lunga, rischia anche di soffocare e, quindi, reprimere ogni altra iniziativa di tipo economico. Non si può dire semplicemente che lo sviluppo economico è corrotto a causa della presenza della criminalità. Questo è senza’altro vero, ma le motivazioni complessive sono più ampie e riguardano tanti fattori. La promozione e gli aiuti alle piccole e medie imprese, con riferimento soprattutto al settore dell’accesso al credito e, dunque, degli istituti bancari, sempre più distanti dalle esigente locali, sociali e economiche; lo sviluppo del territorio – intendo con ciò l’incremento delle infrastrutture, nonché la tutela, la promozione e lo sfruttamento della bellezze paesaggistiche, importantissime risorse della nostra terra – sia in chiave commerciale che in chiave turistica; una più efficace promozione dei prodotti tipici locali su scala nazionale ed internazionale; rappresentano solo tre aspetti su cui la nuova amministrazione comunale deve necessariamente puntare. Non è ammissibile decantare la bellezza delle nostre risorse ambientali, senza che queste vengano efficacemente sfruttate per incrementare lo sviluppo socio-economico e culturale. Quello che è stato fatto sino ad oggi è veramente poco. La circostanza che il tessuto economico è fortemente in crisi è segno del fatto che la politica ha fallito nel suo ruolo di favorire le condizioni sociali per la promozione delle attività economiche. L’iniziativa privata è quasi del tutto assente a i cognomi di coloro che gestiscono il mercato, dalle piccole alle grandi attività, dal piccolo negozio o ristorante ai grandi centri commerciali, sono quasi sempre gli stessi. Per ciò che riguarda il turismo, limitandosi alla sola stagione estiva, ad esempio, se negli ultimi anni è stata eccezionale l’idea dei lidi, adesso si rischia di essere seriamente ripetitivi, se oltre ai lidi, non si offre nient’altro al potenziale bacino annuale di turisti. Si era iniziato bene ma poi ci si è inspiegabilmente bloccati. Si potrebbe optare per la riqualificazione di intere aree costiere, come si sta seppur saltuariamente facendo, visto che oggi intere spiagge sono andate perse come a Bocale e Lazzaro, per incentivare la realizzazione di villaggi, residence e quant’altro, prevedendo prezzi economici se si vuole intercettare l’interesse dei tanti giovani europei che, finiti gli studi, ogni anno girano l’Europa con pochi soldi in tasca. In questa prospettiva abbiamo pensato che debba essere ridefinito il ruolo dell’ente comune che, oltre a interlocutore politico per la presentazione di proposte a livello nazionale, deve necessariamente diventare imprenditore e porsi in prima persona in economia per il tramite, ad esempio, di società a partecipazione comunale, con le quali incentivare lo sviluppo economico, in modo specifico nel settore turistico. Occorre essere innovativi, differenziare gli ambiti di intervento e saper creare attrazioni turistiche conformi alle esigenze e alle volontà degli utenti. In questo senso, per essere più chiari, sarebbe auspicabile uno sfruttamento diverso della via marina. Abbiamo, ad esempio, proposto alla nostra coalizione di favorire la presenza di bed and breakfast, pub e hotel a prezzi economici; di attivarsi per chiedere lo spostamento del liceo magistrale in altro stabilimento al fine di utilizzare quello attuale per creare un struttura turistica all’avanguardia adatta a tutte le stagioni; di adoperarsi per risolvere la situazione in cui versano l’ex cinema accanto alla gelateria “Sotto Zero” e l’immobile in cui anni fa vi era il vecchio “Roof Garden”; ed, infine, di sollecitare un utilizzo del lido comunale più intelligente ed al passo con le richieste turistiche del momento. Questo discorso, peraltro, può essere fatto anche con riferimento alla altre stagioni dell’anno perché, anche se qualcuno spesso tende a dimenticarselo, abbiamo la fortuna di vivere in un terra dotata di tutto, dal mare alle pianure, dalle colline alle montagne. Ciò che ci penalizza è la mancanza di iniziativa e di strutture all’avanguardia e, come già detto, conformi alle esigenze turistiche attuali. Che dire poi dei disagi ormai patologici legati al sociale? Anche qui si era iniziato bene con il lavoro delle cooperative sociali ma poi ci si è arenati. Siamo stati in pesante polemica con l’assessorato alle politiche sociali proprio perché non condividevamo affatto come è stata gestita la politica riguardante questo importantissimo settore, in tutte le sue sfaccettature, dagli aiuti alle cooperative sociali al pagamento degli stipendi, dalla mancanza di strutture idonee ai più “piccoli” bisogni legati ai diversamente abili. Per la risoluzione di alcuni di questi problemi abbiamo presentato alla nostra coalizione tre proposte concrete: le comunità giovanili, le palestre sociali e la piscina per disabili. Non da ultimo il problema istituzionale. In questo ambito abbiamo sottolineato come non vanno assolutamente bene la pesanti e pervasive infiltrazioni malavitose. Le recenti indagini svolte dalle forze dell’ordine e dalla magistratura hanno evidenziato come esistono reti di collusioni perverse e pericolose tra il mondo politico e il mondo economico con quello della criminalità organizzata. Non solo politici, ma anche imprenditori, commercianti e gente comune, troppo spesso, cercano di trarre svariate forme di vantaggio dalla vicinanza ad esponenti della mafia. La politica deve intervenire in modo più diretto ed esponendosi con maggiore risolutezza. Bisogna isolare in modo definitivo le mele marce ed incentivare il cambiamento io modo concreto. In questa prospettiva fondamentale è puntare sui giovani, soprattutto sui laureati presso le università di Reggio, Messina e Cosenza, prevedendo un numero maggiore di stage formativi ai quali accedere, presso aziende, imprese ed enti nazionali ed internazionali, nonché presso villaggi turistici, in accordo con le più importanti città europee, in modo tale che essi possano acquisire le necessarie conoscenze e le competenze tecniche essenziali da mettere in campo una volta tornati a casa.
La politica può essere ancora un mezzo per sistemare le situazioni difficili
Questa domanda è molto interessante perché mi consente di soffermarmi su alcuni aspetti essenziali. Oggi stiamo assistendo ad un processo, lento e perverso, di ribaltamento di ogni valore e di ogni meccanismo sociale. Limitando la mia riflessione all’ambito politico, che è quello che ci interessa, le recenti elezioni hanno dimostrato che, seppur in forme diverse, il clientelismo e l’asservimento nei confronti dei politici per cercare questo o quel beneficio, ancora oggi, nonostante i vari disagi, lo sfruttamento e la strumentalizzazione del bisogno altrui, sono in aumento. Questo fenomeno, di per se già infausto, si accompagna ad altri processi che ormai hanno raggiunto livelli patologici e che, accrescendo durante gli anni, sono diventati vere e proprie piaghe sociali. Mi riferisco al fatto che oggi i più elementari diritti dei cittadini vengono fatti passare come “favori” elargiti dal “politicante” di turno in cambio del voto, sia dal piccolo rappresentate istituzionale che dal grande amministratore; ciò che rientra nelle mansioni normali di un amministratore o di un semplice funzionario presso un qualunque ufficio diventa un surplus di lavoro incredibile da “dilazionare” nel tempo o da “demandare” ad altri; le attività di ordinaria amministrazione diventano attività di amministrazione straordinaria, e cosi via. In una situazione di questo genere, ovviamente, la politica non è in grado né di comprendere le istanze e i bisogni della collettività né di tradurre questi bisogni ed istanze in concrete proposte su cui fondare qualsivoglia azione politica. Ma quando un sistema è corrotto sin dalle sue radici non serve adoperarsi perché possa cambiare o possa migliorare. Ciò che è necessario, invece, è abbattere questo sistema per crearne uno nuovo. Se non si vuole cadere nell’anarchia o nella lotte sociali per la conquista dei più elementari diritti, come accadeva diversi secoli or sono, la politica deve necessariamente essere un mezzo per risolvere le situazioni difficili. In una brillante iniziativa politica che la Fiamma ha condotto qualche anno indietro abbiamo avuto modo di riaffermare non solo un nuovo modo di intendere e fare politica, ma anche e soprattutto un modo diverso e rivoluzionario di intendere la figura del politico. La politica deve essere intesa come una missione, e il politico come un missionario nelle vesti di un servitore dello Stato. Lo Stato con le istituzioni, i suoi organi e i suoi poteri non può e non deve essere considerato come lo strumento di cui il “politicante” si avvale per il soddisfacimento del suo interesse personale o di quello della sua ristretta cerchia di accoliti. È il politico, invece, che deve essere considerato come lo “strumento” di cui il popolo si avvale per il conseguimento del benessere sociale, individuale e collettivo. Proprio sulla base di queste considerazione ciò che io ritengo necessario, non solo in quanto militante della Fiamma Tricolore ma anche come semplice cittadino, almeno come primo passo, è un ricambio generazionale totale. La recente campagna della Fiamma denominata “Basta con cumpari votami chi…ti sistemu a to figghiu, pi ddu fattu ‘ndi ggiustamu, dimmi chiddu c’a bisognu”, ha lanciato un messaggio chiaro. La politica non riuscirà mai a risolvere nessun tipo di problema sino a quando le premesse saranno quelle dello scambio di voti, del favore e del ricatto sociale. Probabilmente il messaggio lanciato dalla Fiamma può far riflettere al fine di far capire che una politica diversa può essere attuata nel segno della trasparenza, della responsabilità verso l’elettorato, dell’onesta e del sacrificio. In questo prospettiva un passo importante potrebbe essere, in primo luogo, quello di ridurre le distanze tra la gente comune e gli amministratori, visto che oggi appaiono come entità che appartengono a mondi diversi. I partiti politici, strumenti che avrebbero dovuto ridurre tali distanze, oggi hanno assunto la forma di società per azioni, quasi come fossero sette segrete in cui l’accesso è consentito ai soli pochi eletti. Ecco perché, come dicevo prima, chi appartiene al mondo della cosiddetta destra radicale, appartiene innanzitutto ad una comunità umana e solo in un secondo momento ad un partito politico. Tutto ciò, ovviamente, fino a quando ci ostineremo a difendere la fallimentare e scellerata democrazia rappresentativa, vera e propria presa in giro nei confronti del popolo sovrano, in attesa che qualcuno si decida a valutare la nostra proposta di democrazia organica e corporativa. Ma questa, per il momento, è un’altra storia.
Un pensiero sul momento difficile del Polo della Liberta a livello nazionale.
Come è abbastanza chiaro il popolo della libertà sta attraversando un periodo di forte crisi. A dire il vero mi verrebbe da chiedermi in quale momento il Pdl abbia goduto di buona salute, considerando il suo seppur breve percorso storico. Invero c’è da dire che tutti i grandi partiti attraversano, spesso e volentieri, periodi difficili di varia natura. Non solo in Italia, dove in crisi è anche il Pd, ma anche nel resto degli stati europei e non solo. Riflettere su questo tema per me è abbastanza facile per cui non mi dilungherò più del necessario. Per capire la situazione che sta attraversando il Pdl occorre considerare come il Pdl è stato creato. Rappresenta un grosso calderone in cui si trova tutto ed il contrario, istanze culturali e politiche addirittura in forte contrasto, personaggi che provengono da tradizioni politiche che in passato li portavano su fronti diametralmente opposti, ma che oggi stranamente consentono anche di condividere esperienze di governo. Da ex democristiani a ex socialisti, da ex comunisti a ex fascisti (o presunti tali), da ex liberali a ex tradizionalisti, da ex giustizialisti a individui legati ai poteri oscuri. C’è anche chi dice di essere rimasto fedele alle proprie idee e di portare il proprio contributo all’interno di questo grande contenitore partitico. Mi sono sempre chiesto come è possibile che persone con culture diverse, addirittura in pesante contrasto, provenienti da ambienti opposti, riuscissero a stare assieme felici e beati come se il passato e i loro valori non fossero mai esistiti, come se i loro ideali potessero essere messi da parte in nome di un non si sa quale interesse superiore. Qualcuno potrà dire che è un bene se siano riusciti a superare le differenze, a trovare punti in comune e mettersi d’accordo, per poi condividere un percorso politico unitario. Ma siamo sicuri che sia realmente cosi? Come si fa a sostenere di portare il proprio contributo, in termine di idee e valori, tradotti in proposte politiche, se poi costantemente la concreta azione politica ne è l’esatta negazione? È senz’altro vero che il dialogo e il confronto in politica, come anche nella vita di tutti i giorni, sono componenti fondamentali da incoraggiare e favorire, ma è anche vero che il dialogo va sostenuto con onestà intellettuale e con chiarezza di contenuti partendo anche da basi partitiche ben definite che possano ispirare fiducia nella collettività. Proprio in virtù di queste considerazioni io ho sempre visto i grandi partiti politici, nella stragrande maggioranza dei casi, quando non accompagnati da idee e principi forti e radicati in un percorso storico-culturale certo e condiviso, come grandi società per azioni messe assieme affinché ci si potesse in qualche modo spartire il potere a tutti i livelli di governo. In effetti, i continui litigi, l’incapacità di soddisfare le istanze della comunità che si vorrebbe governare con proposte politiche serie, accurate e credibili, le questioni personali che si riflettono sull’azione politica, i ricatti elettorali, gli scandali, vecchi e nuovi, le correnti interne, sono l’espressione quasi tangibile di un’incapacità di fondo dovuta al fatto che il Pdl è composto da individui troppo diversi tra loro, per cultura ed interessi, che fanno fatica a restare insieme, e se lo fanno è perché hanno timore di perdere i tantissimi privilegi che possono ricondursi alla partecipazione a un partito di potere. Il Pdl è in crisi non solo perché non ha alle spalle una tradizione politico-culturale forte e radicata negli anni, ma anche perché, spesso e volentieri, il collante che tiene insieme personaggi cosi diversi è il mero desiderio di ottenere incarichi istituzionali a qualunque livello. Non nego che molti abbiamo buone intenzioni e siano mossi da sentimenti sinceri, ma nel complesso questo viene eluso dalla partitocrazia e dalla degenerazione che può nascere in ambienti cosi indecifrabili. Oggi, in realtà, troppo spesso si sente dire che si votano i grandi partiti per votare il male minore. Questa considerazione, che annulla qualsivoglia voto di protesta, è l’emblema del fallimento della partitocrazia e dei partiti senza tradizioni culturali che possano offrire soluzioni reali, condivise e scrupolosi, ai problemi della collettività. Il Pdl sta attraversando un periodo difficile perché solo questo poteva verificarsi date le premesse e le modalità con le quali è stato costituito.
Il sogno nel cassetto di Luigi Iacopino
Il mio sogno nel cassetto è la speranza che anche nel nostro Paese, prima o poi, si possa accendere la “Fiamma” del riscatto, come è accaduto tanti anni fa. Sono tanti e molto più difficili i problemi che sono stati affrontati da chi ha militato nel Movimento Sociale prima di me. Tanti i sacrifici e tante le rinunce per consentire a noi giovani di professarci missini e di esprimere la nostra militanza in un mondo che sembra aver dimenticato cosa significhi vivere con dignità. Noi, pertanto, abbiamo una grande responsabilità ed anche il dovere di fare tutto ciò che è nelle nostre possibilità per scuotere, in primo luogo, la nostra comunità dal dormiveglia dal quale è avvolta. La mia speranza è che gli spazi che con fatica e tante delusioni siamo riusciti a ritagliarci, ci consentano di esprimere quel qualcosa in più rispetto al grigiore culturale e politico odierno. Viviamo in una terra in cui, spesso e volentieri, per molte persone anche la speranza sembra svanire nel nulla. In una terra che, se negli anni 70 aveva dato vita all’unica vera rivolta popolare nella storia della nostra repubblica, oggi pare aver abbandonato ogni tentativo di ribellione. Ma noi missini non ci diamo per vinti. Chi, come me, fa politica per passione e per dare un contributo sano alla comunità, e non è mosso da interessi economici o di altra natura, non si pone problemi di questo genere. Fino a quando avremo l’opportunità di adoperarci, nel limite delle nostre possibilità, per offrire a chi ci sta attorno una strada diversa, lo faremo con la tenacia e l’ironia che ci ha sempre contraddistinto. Certo è che chi ci sta attorno deve scuotersi, certo è che deve cambiare la mentalità perché non è possibile che, nonostante i continui disagi sociali e la strumentalizzazione del bisogno, come ho già avuto modo di dire, il clientelismo e la schiavitù socio-politica siano in aumento. Questo è segno del fatto che anche la comunità – la gente comune – continua a dare credito a individui che del loro stato di bisogno non hanno interesse, magari aspettando che il politico di turno dia loro la possibilità di lavorare o di far lavorare i loro figli tre mesi alle poste o sei mesi in qualche agenzia di servizi o un anno in una società partecipata, quando invece, se fossimo tutti più uniti e se mandassimo a quel paese questa vecchia e corrotta politica, concedendo la nostra fiducia a persone nuove, soprattutto giovani, senza farsi condizionare da pregiudizi o calunnie di varia natura, potremmo collettivamente migliorare sensibilmente la qualità della nostra vita. Forse questa è la speranza più grande. Nell’attesa la Fiamma continuerà con la sua azione politica. A breve, il 14 luglio, noi del Movimento Sociale commemoreremo a modo nostro la rivolta di Reggio degli anni 70. Lo faremo da soli. Commemoreremo la rivolta e celebreremo il fatto che, anche se Reggio ha abbandonato la rivolta e si è supinamente piegata alle attuali oscure logiche politiche, i missini sono ancora in rivolta e che la rivolta, oggi come allora, può partire solo da noi.
Giuseppe Dattola