Internet “ombra” per dissidenti

A prima vista sembrerebbe di stare parlando di un film d’azione o di qualche episodio  della serie dello 007 più famoso al mondo, James Bond. Invece si tratta di un ambiziosissimo progetto che il Governo degli Stati Uniti, su input del presidente Obama, starebbe studiando di mettere a punto. Una rete internet parallela e ombra a quella regolare, che dovrebbe essere usata nei paesi totalitari, quando i regimi oscurano tutte le vie di comunicazione con il mondo esterno. Questo è uno dei progetti più ambiziosi che gli Stati Uniti abbiamo messo a punto dopo la caduta del muro e la fine della guerra fredda. Tecnicamente si tratterebbe di una banale valigetta, con dentro computer portatili e telefonini, capace di by-passare i server Internet, attivare reti di comunicazione parallele che resistono ad ogni blackout di regime e censura di Stato. Questa operazione, che non vedrà (almeno a parole) coinvolta l’intelligence americana, almeno direttamente, prenderà il nome di Operazione “Internet Invisibile” o anche “la Rete ombra” e non vedrà impegnati 007 o militari sotto copertura, ma molto probabilmente blogger, attivisti  e pacifisti che si battono sul fronte dei diritti umani in quei paesi repressi. Dunque gli stati maggiori della politica statunitense tengono fede agli impegni presi per la libertà dei popoli emergenti, specie dopo le ultime vicende che hanno investito il Maghreb.  Nuove tecnologie a sostegno dei movimenti antiautoritari dal mondo arabo ai militanti cinesi per i diritti umani. Esperti in tecnologie, giovani hacker, in grado di montare già oggi raffinate operazioni anti-censura. Una Santa Alleanza in nome delle rivolte democratiche unisce la Casa Bianca e un esercito di giovani esperti auto-definitosi “movimento delle tecnologie alternative”. A confermare tutto ciò è stata niente di meno che Hilary Clinton in un intervista al New York Times, la quale ha dichiarato che: «Sempre più numerosi sono coloro che nel mondo intero usano Internet, i cellulari e altre tecnologie per far sentire le loro voci, protestare contro le ingiustizie. È una storica opportunità, un cambiamento positivo, che l’America deve sostenere. Perciò stiamo facendo il possibile per aiutarli a comunicare tra loro, con le loro comunità e con il mondo intero».

Salvatore Borruto

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