Alte fonti della Nato hanno fatto trapelare la voce che l’uccisione di Gheddafi sia un obiettivo della missione attualmente in atto in Libia. Che il Rais fosse l’obiettivo vero della missione, non c’era alcun dubbio, mancavano solamente le dichiarazioni di rito per confermare il tutto. I funzionari che hanno parlato con la Cnn hanno dichiarato che il colonnello può essere ucciso ed il tutto è legittimato dalla risoluzione 1973 dell’Onu, votata qualche mese fa ad inizio missione. Dunque l’uccisione del Rais, se accadesse, non sarebbe uno scandalo, sempre secondo la Nato. Nella risoluzione 1973, che ha autorizzato la missione contro Gheddafi, si parla dell’adozione di tutte le misure necessarie per proteggere la popolazione libica dal regime. E tra queste, secondo un’interpretazione estesa, ci può stare anche l’uccisione del Rais. Non è un mistero la strategia delle nazioni del Patto Atlantico che, dall’inizio del conflitto, hanno sempre messo i bunker di Gheddafi fra gli obiettivi primari degli attacchi. Prima i missili di crociera dalle navi militari, poi i bombardamenti perforanti, prima con il favore delle tenebre, poi alla luce del sole in pieno giorno. Dunque prendere Gheddafi vivo o morto è l’obiettivo della missione, senza se e senza ma. In tutto questo il colonnello, finora risultato incolume dopo diversi mesi di attacchi, si è fatto vedere sempre più spavaldo nei confronti della Nato, chiosando frasi del tipo: «io sono più forte delle vostre bombe!», oppure: «non andrò via da Tripoli, né vivo, né morto», cercando di aumentare la propria immagine di potenza e fierezza. Ma i fatti veri parlano di un paese allo sbando, con diverse parti controllate dai ribelli che, nei giorni scorsi, hanno iniziato a esportare petrolio per conto loro ai paesi occidentali. Potrebbero passare settimane o mesi, ma il destino di Gheddafi sembra ormai segnato inesorabilmente.
Salvatore Borruto