Il Supremo tribunale federale (Stf) di Brasilia ha rigettato il ricorso presentato dal Governo italiano, in merito al no all’estradizione del terrorista Cesare Battisti. Così dopo il primo no ricevuto dall’ormai ex presidente Lula, nello scorso dicembre, adesso è arrivato il secondo no all’estradizione e il via libera alla scarcerazione del terrorista. Dunque doppio schiaffo preso dall’Italia e parecchio imbarazzo, anche in ambiente brasiliano. Cesare Battisti, lo ricordiamo, in Italia deve scontare una pena pesantissima, l’ergastolo, per essere stato giudicato colpevole di quattro omicidi durante gli anni di piombo. Rifugiatosi prima in Francia e poi in Brasile, è sempre sfuggito alla giustizia italiana. Tecnicamente la Corte Suprema ha prima rigettato, senza analizzarlo nel merito, il ricorso del governo italiano contro la decisione dell’ex presidente Lula, che ha bloccato l’estradizione dell’ex terrorista. Una decisione che però non pregiudicava definitivamente la possibilità che Battisti fosse estradato. In seguito la Corte ha poi dibattuto sul rispetto da parte di Lula del trattato di estradizione in vigore con l’Italia. Da questa decisione sarebbe dipesa la liberazione di Battisti (in carcere da oltre quattro anni) come da richiesta della difesa. L’Stf ha deciso che non ci sono state violazioni: Battisti non è considerato estradabile e poteva a questo punto tornare in libertà. Secondo il quotidiano Folha di San Paolo i giudici che hanno votato contro l’ammissibilità del ricorso italiano sono: Luiz Fux, Carmen Lucia, Ricardo Lewandowski, Joaquim Barbosa, Carlos Ayres Britto e Marco Aurelio Mello. Per loro la decisione presa da Lula di mantenere Battisti in Brasile è questione di sovranità nazionale, quindi di competenza del potere esecutivo e non di quello giudiziario. Subito dopo infatti Cesare Battisti è uscito dal carcere di Papuda, tornando in libertà. Il suo legale di fiducia Luis Roberto Barroso ha fatto sapere: «Mi ha detto che ha scelto di vivere in Brasile, probabilmente per lavorare come scrittore, qui ha molti amici». Subito dopo la fine della carcerazione, Battisti ha cercato di mettersi in contatto con le figlie, senza riuscirci, era molto provato e felice per la decisione della Corte Suprema. Dunque caso chiuso, anche se con moltissima amarezza. Il giudice della Corte Mello ha voluto ricordare: «Sono nell’Stf da vent’anni e non mi sono mai trovato davanti a una situazione in cui l’esecutivo si pronuncia su una questione riguardante la politica estera che viene poi messa in discussione da un governo straniero».
Salvatore Borruto