Trovata la provenienza del batterio killer

A scatenare l’epidemia tedesca del virus E. coli sono stati, con quasi certezza di prova, dei germogli di soia prodotti da un’azienda agricola tedesca. A confermare tutto è stato il ministro dell’agricoltura della Bassa Sassonia, Gert Lindemann. Il ministro ha spiegato che adesso le autorità mediche si trovano sulla strada giusta per cercare di stoppare l’epidemia che intanto sta aumentando il numero di contagi in tutta la zona. Lindemann ha spiegato: «Abbiamo identificato un prodotto che è stato fornito in tutte le località in cui si sono verificate vaste infezioni di Ehec». A diffondere e produrre i vegetali infetti è stata una cooperativa agricola biologica situata nella provincia di Uelzen, tra Amburgo e  Hannover. I test a cui è stata sottoposta l’azienda, chiusa subito dalle autorità sanitarie tedesche, hanno evidenziato che i germogli di soia sono probabilmente alla base della propagazione del virus in lungo e in largo. Il ministro inoltre ha invitato tutti ad evitare il consumo di germogli di soia, i quali già in passato avevano provocato una simile epidemia in Asia. Presto un avvertimento sarà lanciato dalla Germania, una sorta di invito alla precauzione al consumo di questi cibi almeno per il momento, a livello europeo. Per quanto riguarda l’azienda incriminata, si tratta di una cooperativa biologica che produce 18 tipi diversi di ortaggi e germogli, destinati al consumo prettamente tedesco. Perlopiù questo tipo di prodotto va a finire nelle tavole dei vegetariani i quali, attraverso i germogli di soia, immettono nella loro dieta parecchie proteine. Gli altri germogli prodotti dall’azienda agricola sono: fagiolo mungo, broccoli, piselli, ceci, ravanelli e lenticchie. Il ministro Lindemann ha precisato che queste specie sono state contaminate dal virus perché cresciute in botti con vapore, ambiente ideale per la moltiplicazione dei batteri, ed è possibile o che l’acqua sia stata contaminata con l’E. Coli, oppure che i semi, acquistati in Germania e in altri Paesi, avessero già il batterio. Gli agricoltori, ha aggiunto, non hanno usato nessun concime che possa aver provocato la crisi. È stato facile poi capire il propagarsi del virus perché, dove l’azienda forniva i prodotti, il virus si è allargato a macchia d’olio. Per la precisione i prodotti rifornivano mercati e ristoranti di cinque Laender differenti: Amburgo, Schleswig-Hoelstein, Mackleburgo-Pomerania, Assia e Bassa Sassonia.

Intanto il bilancio dell’epidemia da Ehec è salito ad almeno 22 morti accertati: lo ha reso noto il Centro Europeo di Stoccolma per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie, precisando che tutti i decessi si sono finora verificati in Germania tranne uno, avvenuto in Svezia. I casi conclamati di contagio sull’intero continente ammontano a 1.605, cui ne vanno aggiunti altri 658 colpiti dall’Hus, una sindrome correlata all’infezione che colpisce i reni e provoca forte anemia. Ancora una volta, ha sottolineato l’istituto svedese, la maggior parte degli episodi, 1.536 e 627 rispettivamente, si sono concentrati in territorio tedesco. Il governo tedesco si è detto molto preoccupato per l’epidemia, in particolare per la situazione di emergenza critica che si è creata negli ospedali del nord del paese. Gli operatori sanitari lavorano sette giorni su sette senza alcuna pausa, e la situazione non sembra trovare dei miglioramenti almeno nell’immediatezza.

Salvatore Borruto

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