Dare vita a un costruttore d’auto mondiale all’avanguardia, competitivo e determinato a posizionarsi tra i leader. È questo il sogno che il gruppo Fiat si era prefisso due anni fa quando ebbero inizio le operazioni di completamento dell’integrazione tra la casa automobilistica torinese e quella americana della Chrysler. Giovedì il gruppo Fiat ha annunciato di aver raggiunto uno storico accordo con i soci d’oltreoceano per esercitare entro il mese di giugno l’opzione per far aumentare l’attuale quota (del 30%) al 46%. Il costo complessivo di tale operazione, per l’esercizio dell’opzione, ammonta a 1,26 miliardi di dollari, circa 870 milioni di euro al cambio attuale.
Si tratta di un ulteriore passo per completare la totale integrazione tra le due aziende automobilistiche iniziata due anni fa e che porterà alla creazione di un’unica casa automobilistica globale. Nel giugno del 2009 la Fiat acquisì il 20% del gruppo con un accordo benedetto persino dal presidente americano Barack Obama. In seguito erano state acquistate due quote del 5% ciascuna, rispettivamente nel gennaio e aprile del 2010, che avevano fatto salire la quota al 30%. Grazie all’accordo di giovedì, che consentirà l’acquisto di un ulteriore 16%, la Fiat raggiungerà una quota del 46% del gruppo.
L’obiettivo finale è l’acquisto, previsto nel secondo trimestre del 2011, di un’ultima quota del 5% che consentirà alla casa automobilistica torinese di essere azionista di maggioranza con il 51% del gruppo. Inoltre, tale operazione consentirà il rifinanziamento per il rimborso del debito che Chrysler ha nei confronti dei governi statunitense e canadese. Il controllo del 51% consentirà finanche di consolidare i risultati Chrysler nei conti Fiat e di avere una base più forte per l’integrazione tra le due aziende. La mossa di giovedì è da considerarsi un trionfo per il nostro Paese: in particolare per il Lingotto e per l’amministratore delegato di entrambe le case automobilistiche, Sergio Marchionne. Probabilmente senza quest’ultimo la terza casa automobilistica d’America oggi non esisterebbe più. È stato lui, infatti, a progettare le mosse societarie anticipando le tappe di circa due anni convincendo il Tesoro Usa a concedere contributi alla Chrysler. Mossa che allora aveva convinto persino lo stesso Obama. Si delinea sempre più, dunque, il disegno di quel gruppo multipolare di cui si parla da un po’ di tempo e che ormai è in fase di realizzazione. Il presidente del gruppo Fiat, John Elkann ha definito quella di giovedì come una «bellissima giornata per il gruppo e per l’Italia». «Abbiamo una presenza forte in Europa presidiata da Torino, siamo in America a Detroit, in Brasile a Belo Horizonte, e stiamo lavorando per costruire un grosso futuro in Asia».
Filippo Turiano