Durissimi scontri in Siria

Il Venerdì islamico siriano si è trasformato in una vera e propria tragedia. Spari tra la folla da parte dei fedelissimi di Assad, diversi morti e feriti. È questo il bilancio delle proteste siriane contro la dittatura ormai decennale che, dopo le aperture iniziali, non si è mostrata propensa a mollare il potere. Le vittime dovrebbero essere almeno 20, per alcune emittenti arabe anche 23. Il bilancio oltretutto sembra destinato a salire. Questa la mappa delle manifestazioni e delle vittime, in atto in tutto il paese, ormai in preda alle rivolte: una persona ha perso la vita a Baniyas, sette ad Azraa e due a Duma nella periferia di Damasco. Circa duecento persone hanno manifestato nel centro di Damasco prima di essere disperse dalle forze dell’ordine, secondo alcune fonti anche con il ricorso a gas lacrimogeni. Oltre 5 mila persone hanno manifestato a Qamishli, quasi 10 mila a Deraa e a Baniyas.

Le proteste erano state fissate alla fine della preghiera del venerdì e a nulla è servito lo stop dello stato di emergenza, ormai in vigore ininterrottamente dal 1963. Anche perché, nonostante il ritiro del coprifuoco dettato dal presidente Bashar Assad, il regime aveva fatto arrestare 35 persone nel corso di una manifestazione all’università di Aleppo. La situazione rimane alquanto pesante e l’onda delle proteste contro i dittatori storici dell’Africa del Maghreb e del Medio Oriente sembra che sia arrivata anche qui, alterando di fatto il potere che da decenni controlla politicamente queste zone caldissime del pianeta.

Salvatore Borruto

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