Fukushima, la situazione dopo un mese

Dopo poco più di un mese dal disastroso incidente avvenuto nella centrale nucleare di Fukushima, le autorità nipponiche non hanno una linea comune per esprimersi di fronte a quanto accaduto. Dopo l’innalzamento del pericolo a livello 7, come Cernobyl, da parte delle autorità per la sicurezza giapponese, il premier Naoto Kan dichiarava candidamente che il rischio stava calando, e testualmente: «la situazione a Fukushima si sta stabilizzando passo dopo passo, le radiazioni stanno diminuendo». Molta confusione, dunque, e dati non proprio allineati fra tutti gli attori presenti sul luogo della sciagura. La Tepco, società che gestisce l’impianto nipponico, smentendo di fatto il premier Kan, ha fatto sapere che: «La perdita radioattiva non si è ancora arrestata completamente e la nostra preoccupazione è che possa anche superare Chernobyl».

Intanto nei giorni scorsi la Tepco ha diramato alcuni dati facendo dei progetti sul futuro stesso della centrale. Dati molto ottimistici parlavano di una “normalità” ristabilita entro nove mesi. L’Agenzia per la sicurezza nipponica invece ha tirato il freno a mano, gelando di fatto i buoni propositi, almeno a parole, della Tepco. Il futuro è alquanto nebuloso, non solo per i reattori coinvolti nell’incidente, ma anche per gli altri presenti nel sito. In questa situazione il problema più grosso è quello di avvicinare i tecnici alla centrale. L’altissimo livello delle radiazioni impedisce il lavoro in senso stretto degli scienziati e la normalizzazione in queste condizioni non può essere stimata. Proprio per questo il Governo nipponico aveva fatto circolare possibili voci su una chiusura totale del sito, voci però subito smentite dopo le notizie “rassicuranti” della Tepco. Situazione poco chiara e fuori controllo dunque, specialmente ai piani alti di governo del Sol Levante.

Per quanto riguarda il livello di contaminazione vero e proprio, per adesso rimane altissimo e la zona intera rimane inabitabile. Nella più rosea delle ipotesi, l’area dovrà rimanere evacuata per un tempo pari a due decenni. Ma questi numeri, dati da Kenichi Matsumoto, uno dei collaboratori del premier nipponico, sembrano alquanto impraticabili. Il plutonio fuoriuscito dalle vasche di combustibile di Fukushima si annulla nell’ambiente nell’ordine di oltre 20.000 anni.

Salvatore Borruto

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