18\04\2011
1) Quali sono i progressi più importanti che ha fatto l’oculistica negli ultimi anni?
Innanzitutto, buongiorno a voi della redazione e grazie per ospitarmi nella vostra rivista.
Sicuramente l’oculistica, come per le altre branche chirurgiche, ha fatto dei passi da gigante soprattutto per ciò che concerne gli interventi sia da un punto di vista dei macchinari e materiali utilizzati che, di conseguenza, le tecniche chirurgiche.
Prendiamo, per esempio, l’intervento di cataratta che risulta essere l’attività chirurgica più frequente in oftalmologia. Fino ad alcuni anni fa veniva effettuato mediante anestesia locale, con strumenti voluminosi e utilizzando dei cristallini artificiali monolocali ossia che consentono esclusivamente la visione per lontano. Attualmente la tecnologia ci consente di affrontare l’intervento anestetizzando l’occhio tramite collirio, sfruttare microincisioni di circa 2 millimetri sulla superficie oculare, nonché utilizzare a termine intervento dei cristallini artificiali che consentono di vedere sia da lontano che da vicino.
Tutto ciò vale anche per gli interventi di distacco di retina che in casi selezionati possono essere eseguiti con microstrumenti senza l’utilizzo di punti di sutura.
Ma i miglioramenti si sono avuti anche nei microscopi operatori e in tanti altri ambiti tra cui la disponibilità di cure mediche sempre più efficaci e tollerate per ciò che riguarda il glaucoma, le infezioni oculari.
2) Quanto è importante la prevenzione e con quale frequenza andrebbero effettuate le visite di controllo generale?
La prevenzione, in medicina, è estremamente importante e lo è ovviamente anche nell’ambito oculistico. Esistono, infatti, delle situazioni di alterazione visiva o di danno anatomico alle quali non è più possibile porre rimedio se riscontrate oltre un determinato periodo dall’insorgenza del problema.
Da qui l’importanza delle visite a scopo preventivo o di controllo di un eventuale problema oculistico la cui frequenza varia a seconda della malattia che abbiamo di fronte. Sicuramente per i bambini viene consigliata una visita di screening nell’età prescolare e anche più precocemente se in famiglia esiste predisposizione per malattie oculari quali difetti visivi elevati, strabismo, cataratta congenita e così via. Bisogna rimarcare il fatto che è possibile effettuare una visita specialistica a qualsiasi età, anche ai piccoli pazienti che non sanno leggere.
Per gli adulti, invece, il timing delle visite va differenziato secondo l’età del paziente, il problema che si presenta, la necessità di stabilire un intervento chirurgico o meno.
In generale si consiglia una visita oculistica ogni 1-2 anni dopo i 40 anni in caso di assenza di problematiche oculari.
3) C’è una patologia che al momento è in aumento e che la preoccupa particolarmente?
Senza ombra di dubbio la malattia oculare che è in netto aumento negli ultimi anni è la degenerazione maculare legata all’età (DMLE). Trattasi di un danno a carico della parte della retina deputata alla visione nitida e distinta, la quale colpisce in prevalenza persone al di sopra dei 50 anni di età in quanto legata ad un processo di invecchiamento di questa parte dell’occhio.
E’ una problematica in costante crescita a seguito del progressivo invecchiamento della popolazione mondiale; pensi che viene considerata la principale causa di cecità grave ed irreversibile nel mondo occidentale. Si calcola che negli Stati Uniti, dal 2030, i casi di perdita visiva legati a questa malattia saranno numericamente maggiori rispetto a quelli causati dal glaucoma e dalla retinopatia diabetica messi insieme.
La preoccupazione legata alla DMLE, sta anche nel fatto che non esistono ad oggi cure mediche o chirurgiche efficaci se non per tentare di rallentare l’evoluzione del danno.
4) Sappiamo che lei è molto impegnato nel sociale , com’è maturata questa scelta così impegnativa che le ha fatto prendere parte ad operazioni umanitarie in paesi disagiati ?
In effetti ho partecipato, in qualità di volontario, ad alcune missioni umanitarie organizzate da “Emergency”, una ONG fondata dal Dr. Gino Strada e altre persone, che gestisce diverse strutture mediche in zone del mondo disagiate.
Personalmente sono stato in Cambogia e tale scelta è nata un po’ per caso; da un lato la voglia di fare qualcosa di concreto per aiutare quelle popolazioni in particolare difficoltà, dall’altro spinto a provare altre realtà, veramente altri mondi da tutti i punti di vista. Fa piacere sapere che sono comunque tante le organizzazioni non governative che si occupano di problematiche mediche nei paesi meno sviluppati anche se, purtroppo, con la crisi che ci circonda anche loro sono costrette a barcamenarsi con budget sempre più limitati.
5) Qual’è il caso medico più complicato che le è capitato in tanti anni di carriera?
Purtroppo in medicina i casi semplici sono sempre più rari. Più che un caso difficile le voglio raccontare di un caso veramente miracoloso che ho dovuto affrontare proprio in una missione in Cambogia tempo fa. Si trattava di un ragazzo caduto dal motorino col viso in avanti e urtando a terra si era conficcato un pezzo di legno cilindrico di 12 centimetri tra l’occhio e la parete dell’osso. Miracolosamente dopo aver asportato il legno, che era un pezzo di ramo d’albero, l’occhio risultava illeso non solo da un punto di vista anatomico ma anche come movimenti oculari. Mi creda, quando è arrivato in ospedale, l’occhio di questo ragazzo non era visibile per quanto era grande il pezzo di legno.
6) Il paese più avanzato per la cura e la diagnosi dei problemi visivi ?
Beh, diciamo che non esistono paesi in cui la diagnosi di una malattia viene fatta più accuratamente o meglio di un altro. Esistono, certo, dei paesi con eccellenze chirurgiche quali gli Stati Uniti anche se, sempre più frequentemente, l’Europa in generale e l’Italia in particolare si pone ai vertici per ciò che riguarda la tecnologia e le capacità chirurgiche in tutti i campi d’interesse dell’oculistica.
Grazie professore per la disponibilità dimostrata nel rispondere alla nostra intervista e buon lavoro.
Grazie