Così Carter visitò Cuba

Con la congiuntura internazionale del momento, una notizia tutt’altro che marginale è,  ahimè,  passata in sordina: lo scorso 28 Marzo, infatti, l’ex presidente USA Jimmy Carter si è recato in visita a Cuba con l’obiettivo centrale di migliorare le relazioni con il Paese. La visita, avvenuta su invito del governo cubano, lasciava intravedere che alla base ci fosse la questione Alan Gross, il contractor americano condannato a 15 anni di reclusione per atti contro l’indipendenza dello Stato. Jimmy Carter, nei suoi 3 giorni di visita, ha incontrato il ministro degli esteri cubano Bruno Rodriguez, l’arcivescovo dell’Avana Jaime Ortega, nonché alcuni esponenti dei dissidenti cubani, comprese le famose Damas de Blanco, le donne che si battono per ritrovare i desaparecidos per motivi politici.

La vera svolta è avvenuta durante l’incontro tra Raul Castro, presidente cubano e lo stesso Carter: il fratello dell’ex Lider Maximo ha infatti annunciato di aver ufficialmente aperto il dialogo con gli USA, a seguito di una visita “che ha contribuito a progredire la soluzione dei problemi comuni”. “Noi siamo pronti” ha aggiunto Castro, “ma come abbiamo sempre detto, senza la subordinazione a nessuno”.

I tormentati rapporti tra gli USA e Cuba, sfociati nella famosa crisi del 1962 quando in piena Guerra fredda Fidel Castro “sfidò” Kennedy permettendo alla Russia di Cruschev di porre sull’isola delle basi missilistiche, sembrano dunque arrivare ad un punto di svolta. A dimostrazione del fatto che il dialogo internazionale ha dei tempi  relativamente molto lunghi, ma senza dubbio esso, a lungo andare e col mutare di alcune condizioni storiche, è possibile. Uno spunto di riflessione: chissà che i nostri nipoti un giorno non parleranno di legami tra Libia e Francia?

Elisa Gerardis

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