Alle 17 e 45 di ieri pomeriggio, i caccia francesi hanno iniziato a bombardare obiettivi sensibili della Libia. È partita così l’operazione di sostegno ai ribelli al regime tunisino. I caccia francesi, presenti sui cieli libici, sono all’incirca 20 e, secondo l’emittente araba Al-Jazeera, i primi obiettivi distrutti sarebbero dei veicoli militari. Il presidente americano Barack Obama, consapevole dei rischi che corrono le forze dell’esercito americano, ha parlato dell’inizio di “un’azione militare limitata” in Libia. Il presidente, in visita a Brasilia, ha poi insistito sul fatto che gli Stati Uniti non dispiegheranno truppe americane sul suolo libico. Tutto questo ha sollevato parecchie perplessità anche fra i paesi europei, Russia e Germania in testa. La Germania, che alla risoluzione dell’Onu 1973, si era astenuta, ha annunciato che non parteciperà all’azione militare. Lo ha dichiarato Angela Merkel, la quale ha anche offerto l’invio di aerei Awacs di ricognizione per pattugliare l’Afghanistan, in modo da liberare da quello scenario forze statunitensi che potrebbero così spostarsi per il pattugliamento nei cieli della Libia. Molto più critica la posizione della Russia che ha duramente contestato l’operazione in corso contro Gheddafi. Il Ministero degli Esteri russo ha diramato un comunicato stampa dicendo: «La strategia è stata adottata in modo affrettato: restiamo convinti che per dare una soluzione stabile al conflitto interno libico si debba rapidamente mettere fine al versamento di sangue e i libici debbano riprendere il dialogo». La Russia si era astenuta sulla risoluzione relativa all’attacco sulla Libia, non esercitando il proprio diritto di veto. Per quanto riguarda altri paesi, fuori dalla zona europea, Israele si è detto favorevole all’azione, ma non parteciperà attivamente all’attacco. Lo ha affermato il ministro della Difesa, Ehud Barak, il quale ha aggiunto: «Spero che i leader occidentali abbiano ragione e che l’intervento militare internazionale non arrivi troppo tardi. Si può sperare che l’azione militare riesca alla fine a provocare la caduta di Gheddafi, ma non prima di diverse settimane e magari alcuni mesi. In ogni caso, il sostegno dei Paesi arabi sarà molto importante».
Salvatore Borruto