La riunione di ieri dei ministri della Difesa a Bruxelles non ha contribuito a superare la fase di stallo della situazione libica. Nella capitale belga si è discusso anche della no fly zone che in Libia rimane un’opzione ancora lontana: non è esclusa, ma resta certamente di difficile applicazione. È stato il presidente francese, Nicolas Sarkozy, il primo a commentare l’incontro con gli altri capi di Stato e di governo annunciando che l’Europa non considera più il Colonnello un valido interlocutore. Lo stesso Sarkozy nei giorni scorsi aveva annunciato di voler bombardare il bunker di Muammar Gheddafi a Tripoli. Per difendere i civili libici, l’UE è pronta a mettere in campo tutte le opzioni ma la cancelliera tedesca, Angela Merkel, torna a dirsi «molto scettica» sull’ipotesi di un intervento di tipo militare, come invece caldeggiato da Francia e Regno Unito: «Per ora non è necessario prendere una decisione del genere. Restiamo sulla linea decisa in seno alla Nato – ha spiegato la Merkel – e faremo tutto ciò che è necessario a condizione che ci siano le basi legali, come una nuova risoluzione dell’ONU, e l’accordo delle organizzazione regionali come la Lega araba».
La Merkel si è detta anche scettica sulla imposizione di una no fly zone. A Bruxelles, dunque, è prevalsa “la linea della prudenza”, sebbene – ha spiegato Ignazio La Russa – «ci sia la grande consapevolezza che non bisogna lasciare nulla di intentato perché siano salvaguardate le vite di civili libici, sia garantita l’aspirazione di un anelito di libertà e democrazia, non sia compromessa la prospettiva di una vera, solida stabilità nell’area». La famiglia Gheddafi non intende arrendersi e non pensa neppure ad abbandonare il proprio Paese. Le ultime dichiarazioni sono di Saif al Islam Gheddafi, figlio del Colonnello: «Questo è il nostro Paese e qui combatteremo anche contro gli occidentali in caso di loro intervento».
Filippo Turiano