Sono oltre 6 mila i clandestini sbarcati in Italia dall’inizio del nuovo anno. In tutto il 2010 erano stati poco più di 4 mila. Quasi duemila persone sarebbero approdate nell’isola solamente negli ultimi giorni. Nel frattempo proseguono i ponti aerei per portare fuori da Lampedusa questi clandestini, molti dei quali, infatti, sono stati portati nei centri d’accoglienza di tutta Italia. Lunedì hanno lasciato l’isola 264 persone. «Senza di me fiumi di immigrati nella Ue, caos e terroristi». È questo lo scenario che il leader libico, Muammar Gheddafi, prospetta.
Questione politica
La Nato, come ha annunciato negli ultimi giorni, è pronta all’intervento militare in Libia. Il primo passo sarebbe la creazione di una no-fly zone. L’obiettivo è fermare la strage di civili che Gheddafi prosegue da tre settimane. Il ministro degli Interni, Roberto Maroni, ha comunque sottolineato che, a suo parere, «l’intervento militare sarebbe un errore molto grave». Nel frattempo l’Italia ha avviato contatti con il consiglio nazionale libico, ma lo ha fatto «con molta discrezione», come ha assicurato il ministro degli esteri Franco Frattini: «Abbiamo conoscenze migliori di altri – ha spiegato Frattini – e infatti siamo spesso richiesti in queste ore. Conosciamo l’ex ministro della giustizia che ora è a capo del consiglio provvisorio di Bengasi e quella rete di ambasciatori libici che ha detto che da ora loro sono al servizio del popolo e non del regime, alcuni di loro stanno esercitando un’azione importante per coagulare un consenso, noi lo facciamo ma lo facciamo discretamente e questa credo che sia la soluzione migliore».
Continua inoltre, a causa della crisi libica, l’inarrestabile corsa del prezzo della benzina, sempre più lanciata verso nuovi record storici. Questi rincari rischiano di ricadere sulle tasche delle famiglie italiane con una stangata annuale da 1.200 € per famiglia.
Ultimatum a Gheddafi
Ultimatum del consiglio nazionale provvisorio libico: “Ha 72 ore per andarsene”. Il capo del Consiglio nazionale provvisorio libico, costituitosi a Bengasi, l’ex ministro della giustizia Mustafa Abdel Jalil, ha detto alla tv satellitare Al Jazeera che se Muammar Gheddafi «lascia il Paese entro 72 ore, e ferma i bombardamenti, noi non lo perseguiremo per i suoi crimini». Nonostante la smentita della tv di stato, gli insorti ribadiscono che dal colonnello è venuta un’offerta: se il rais lascia potrebbe avere in cambio l’impunità. Intanto si apprende che i ribelli di Bengasi avrebbero avviato colloqui indiretti con gli Usa. Ma i rivoltosi di Bengasi hanno ribadito che non ci potrà essere alcun negoziato fino a quando Gheddafi rimarrà al potere.
Filippo Turiano