Il piccolo comune della Piana di Gioia Tauro, Melicuccà, ha fatto sapere tramite il proprio Sindaco, Emanuele Olivieri, di avere predisposto un piano di accoglienza, tutela e integrazione, rivolto verso i richiedenti di asilo politico, che vengono dalle zone del Maghreb colpite dal massacro della guerra civile. Principalmente il progetto è rivolto ai profughi provenienti dalla Libia, ma non saranno fatte eccezioni per eventuali profughi di altre nazionalità. Si tratta del secondo comune della Provincia che vara un piano del genere, dopo il comune di Riace sulla ionica reggina, che ormai da anni applica questo tipo di politiche di integrazione. La struttura che sarà adibita a centro di accoglienza, è a pochi passi dal comune cittadino, costruita negli anni ’70. La struttura era stata adibita ad asilo, e poi destinata a casa di riposo per anziani mai utilizzata. Solo adesso con l’approvazione del progetto, e il finanziamento da parte del Ministero dell’Interno si è potuto adibirlo a centro di accoglienza. Per il sindaco Olivieri: «La nostra è una piccola struttura solo 15 posti ma, dinanzi all’emergenza, siamo pronti a fare tutto il possibile Attualmente abbiamo ospiti che sono tutti rifugiati politici provenienti dalla Nigeria e dalla Somalia, attendiamo prossimamente altre persone dall’Iraq. Certo, la nostra struttura, che è comunitaria, ha una tipologia di ospiti famiglie monoparentali e donne in gravidanza o ragazze madri con figli piccoli e non può essere aperta a tutti perché potrebbero generarsi dei contrasti difficilmente controllabili. Pensi ci sono bimbi di dieci mesi. Ripeto: davanti all’emergenza possiamo vedere di ampliare la disponibilità di posti al massimo possibile». Davvero un bell’esempio di solidarietà in questo periodo di “caccia allo straniero”, da una terra che viene messa in luce solamente per fatti negativi. Un esempio di come la politica e la cosa pubblica possa essere attenta alle problematiche del terzo millennio. Non dobbiamo mai dimenticare che noi siamo stati un popolo di emigranti e di migranti fino a un paio di decenni fa. Dunque con la nostra esperienza acquisita non possiamo che aiutare queste povere persone che cercano un avvenire migliore, per loro e per i loro cari.
Salvatore Borruto