«La chiesa ha stima e fiducia nella scuola, ha a cuore l’educazione integrale, in qualunque sede, statale o non statale, a patto che ci sia la formazione della persona che è scopo della scuola a tutti i livelli». Queste le dichiarazioni del presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco, in merito alla vicenda che ha coinvolto il ruolo della scuola pubblica. A tre giorni, infatti, dalle polemiche seguite all’intervento sulla scuola pubblica del premier Berlusconi al congresso dei cristiano-riformisti svoltosi sabato scorso a Roma, continuano le polemiche e le risposte alle parole del Cavaliere. Berlusconi in tale occasione aveva riproposto le sue stesse parole pronunciate nel 1994 alla Fiera di Roma e aveva così provocato una fulminea reazione in ambito politico, cui era seguita una nota nella quale lo stesso Berlusconi affermava di essere stato, come al solito, travisato. Ma oltre la polemica politica, sono intervenuti anche i vescovi, due giorni or sono, soffermandosi sul rapporto chiesa-scuola e sull’importanza di quest’ultima istituzione. «Ci sono tantissimi insegnanti e operatori – ha continuato il presule – che sappiamo si dedicano al loro lavoro con grande generosità, impegno e competenza, sia nella scuola statale che non statale. Quindi il merito va a loro. Tutti quanti ci auguriamo che anche la libertà di scelta dei genitori nell’educazione dei figli possa essere concretizzata sempre più e meglio. Sicuramente auspichiamo che la scuola, a tutti i livelli e in tutte le sedi, possa veramente rispondere ai desideri dei genitori per i loro figli». Il cardinale Bagnasco mediante questa sua dichiarazione ha indubbiamente preso le distanze dal premier e, dissociandosi da ogni sua affermazione, ha elogiato il ruolo dei moltissimi professori e il valore della scuola come istituzione educatrice dei giovani. Tuttavia, anche se da queste dichiarazioni si coglie il crescente distacco dei vertici ecclesiastici dal premier, resta il fatto che i vescovi ad oggi non vedono tuttora emergere una credibile alternativa per il dopo-Berlusconi.
Filippo Turiano