Il colonnello Gheddafi ha accusato al Qaeda di aver provocato l’insurrezione del popolo libico in questi giorni: «Al Qaeda vuole creare un emirato islamico in Libia» avrebbe detto Gheddafi in collegamento telefonico con la tv di Stato libica, gettando così le colpe di quanto sta accadendo nel suo Paese all’organizzazione che fa capo a Osama Bin Laden. E mentre Gheddafi parlava, nel Paese non si fermava il bagno di sangue. Nel frattempo, infatti, i ribelli sono avanzati su Tripoli mentre alcuni manifestanti hanno preso il controllo dell’aeroporto internazionale di Maatiqa. Ci sarebbero stati, inoltre, scontri tra manifestanti che si avvicinano alla capitale e milizie pro-regime nella zona fra la capitale libica e il confine tunisino. A Tripoli, dunque, rimane alto il rischio d’incidenti. I leader della rivolta libica, infatti, stanno inviando truppe per un’offensiva contro Tripoli, mentre i residenti della capitale si preparano a tenere le loro prime manifestazioni di massa contro il regime. Così, in un estremo tentativo di mantenere il proprio potere in un Paese ormai in rivolta, il governo libico ha ordinato una serie d’interventi che comprendono aumenti di stipendio, aiuti alimentari e sussidi. Ma la situazione nel Paese è sempre più critica. Gheddafi si sente ormai accerchiato. Per adesso il suo regno si è ridotto a Tripoli. Il resto è nelle mani dei ribelli.
Filippo Turiano