Cresce ormai quotidianamente il prezzo del petrolio a causa della crisi libica. La tensione nel Paese nord-africano, infatti, sta mandando alle stelle i prezzi del barile e sembra che la situazione non potrà che peggiorare nei giorni a seguire. Una corsa inarrestabile dunque: in poco più di un mese le quotazioni del petrolio sono aumentate di oltre il 10% e il prezzo dei carburanti ha sfiorato un aumento del 15%. Ieri Wall Street ha toccato quota 100 dollari al barile, mentre il Brent di Londra vola ai massimi da due anni e mezzo, a quasi 120 dollari.
L’impennata del prezzo del greggio, come detto, è l’effetto degli sconvolgimenti in Nord Africa e Medio oriente, dove è concentrato quasi il 40% della produzione mondiale. «Se le tensioni in Nord Africa, e in Libia in particolare, si allentassero il prezzo del petrolio potrebbe tornare sotto i 100 dollari al barile – ha detto l’amministratore delegato dell’Eni, Paolo Scaroni». Nel frattempo però molti colossi petroliferi hanno già abbandonato il Paese nord-africano. L’italiana Eni è stata costretta a chiudere il GreenStream, gasdotto che collega l’Italia al Paese africano, per mettere in sicurezza la condotta lunga circa 520 chilometri che parte da Mellitah, sulla costa libica, e arriva a Gela, in Sicilia, attraversando il Mar Mediterraneo.
Voci di stampa parlano di uno stop alla produzione di greggio in Libia: chi dice parziale, chi limitato, e chi parla di chiusura totale dei rubinetti. Un vero e proprio suicidio per la Libia, che vive di petrolio. La Libia, infatti, che conta il 3% della produzione mondiale totale di petrolio, è il Paese africano con le più vaste riserve di greggio. I mercati, inoltre, temono che i disordini possano estendersi ad altri Paesi arabi produttori: e se altri Paesi arabi dovessero seguire l’esempio di Libia ed Egitto sarebbe una tragedia. Le conseguenze per l’Italia finora sarebbero comunque sotto controllo: secondo il ministro per lo Sviluppo economico Paolo Romani, le forniture per il nostro paese sono comunque assicurate da altre provenienze. Il vicepresidente dell’Autorità per l’energia elettrica Guido Bordoni rassicura che «non vi sarà alcun impatto immediato sulle bollette di luce e gas». Non si sono fatti attendere, però, i rincari del carburante.
Filippo Turiano