Dopo avere colpito duramente il Queensland e la zona sudorientale, il ciclone Yasi si sta spostando su Melbourne, seconda città più popolosa dell’Australia, con circa quattro milioni di abitanti, e di riflesso sullo stato di Victoria. La tempesta, come già detto, ha colpito duramente con piogge torrenziali e venti molto forti che, nella notte scorsa, hanno costretto diverse centinaia di persone ad abbandonare la propria abitazione a causa delle inondazioni e dei danni provocati. Il principale quotidiano dello stato, l’Herald Sun, riferisce inoltre che, tra Melbourne e le città vicine, gli sfollati ormai sono diventati un numero pari ad alcune migliaia, tutte senza tetto e persone costrette ad evacuare le abitazioni per il rischio alluvione. Il livello del fiume Bunyip, che scorre ad est di Melbourne, desta sospetto in maniera particolare, infatti il suo livello normale è stato abbondantemente superato di circa 7 metri.
Il Governo dello stato di Victoria ha lanciato diversi appelli affinché i cittadini non usino l’automobile per spostarsi, perché centinaia di strade di collegamento sono chiuse al traffico o addirittura non esistono più. Secondo le ultime notizie, gli ordini di evacuazione, a cura dei soccorsi, sono arrivati a un numero pari a circa 6.000 e dovranno essere effettuate entro le 21 locali, le 12 e 30 italiane di ieri, a causa delle inondazioni che minacciano Koo Wee Rup e le città vicine di Iona, Cora Lynn a sud est di Melbourne. La maggior parte delle persone sfollate sono state sistemate presso i centri di accoglienza di Cranbourne.
La regione del Queensland era già stata colpita duramente nel mese scorso dalle alluvioni e dalle esondazioni, per cui questo è un colpo durissimo sia a livello economico, sia a livello ambientale e psicologico soprattutto per la popolazione. Per adesso sei le vittime, tutte in un’abitazione. Le sei sfortunatissime persone che si trovavano nella località turistica di Port Hinchinbrook, avevano lanciato l’allarme, ma il coordinatore dei soccorsi è stato molto esplicito: «È impossibile adesso per qualunque tipo di mezzo raggiungere la zona. È troppo tardi. Il ciclone sta per abbattersi da un momento all’altro. Non possiamo mettere a rischio altre vite. I sei avrebbero dovuto prestare ascolto agli inviti all’evacuazione».
Salvatore Borruto