La trasparenza come strumento di partecipazione per cittadini responsabili e come fonte di buona politica. Questo il tema dell’incontro che si è tenuto ieri presso il Palazzo della Regione, organizzato dall’associazione reggina Ethos, che ha visto protagonisti del dibattito, oltre al presidente Giuseppe Musarella, l’europarlamentare Luigi De Magistris, il candidato a sindaco di Reggio Massimo Canale e il giornalista Lucio Musolino, introdotti e moderati da Francesco Chindemi di RTV. Politica, giustizia e giornalismo. Tre soggetti indissolubilmente legati, di cui oggi si analizzano le reciproche influenze negative, in particolare la strumentalizzazione dell’informazione da parte del “potere”. «Ci si trova in una situazione di assoluta emergenza, sia a livello nazionale che cittadino e si ha bisogno di trasparenza – sostiene Musarella – il cittadino ha necessità di capire da chi e come viene amministrato, come vengono utilizzati i soldi da parte dell’amministrazione comunale. Non bisogna rassegnarsi né lasciarsi andare all’assuefazione e fare chiarezza sui tanti dubbi verso chi ha nelle sue mani il futuro di una città».
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Massimo Canale, definito un candidato”di rottura”, lancia la sua sfida: cambiare la classe dirigente cittadina. «Dopo 8 anni di “scopellitismo” e lunghe ombre, c’è ora desiderio di partecipazione, di fiducia su un programma condiviso, l’idea di ricostruire una città normale, che riparta da regole chiare e “trasparenti”. Che faccia chiarezza, ad esempio, sulla gestione delle società miste dei servizi pubblici, sulle assunzioni, sui criteri per la concessione dei contributi alle associazioni, sull’assegnazione dei beni confiscati alla ‘ndrangheta». Legalità, seconda parola chiave dell’incontro. I dubbi della gente devono essere espressi, ascoltati e sciolti, non bisogna soffrire in silenzio e lamentarsi dopo. E’ arrivato il momento di indignarsi e di ribellarsi. Ribellarsi ai condizionamenti, raccontare il disagio sociale e quelle verità che tutti tacitamente conoscono da sempre. E questo è il lavoro del giornalista, “far conoscere i fatti”, che sono proprio quelli che fanno più paura. «Il procuratore Pignatone ha spesso affermato che in Calabria esiste un cono d’ombra informativo, fatto di notizie che “non devono” uscire allo scoperto, perché non devono essere capite». Così afferma Lucio Musolino. La sua storia professionale risulta emblematica per quanto riguarda i problemi dell’informazione calabrese. Il giornalista reggino la sintetizza brevemente, parlando del suo ex direttore e degli altri collaboratori di Calabria Ora, dell’Operazione Meta che ha visto coinvolti tre boss della ‘ndrangheta, imprenditori e politici, delle intimidazioni subite. «La Calabria è sofferente all’informazione pulita, – continua – qui esiste una cosiddetta “zona grigia” formata da ‘ndrangheta, massoneria, politica e servizi deviati. Si parla tanto di modello Reggio, che sembra più che altro quello di una città cartolina o, come si diceva una volta, il fiore all’occhiello di una giacca scadente. Sono stato accusato di essere un forcaiolo e un filo – procura. La realtà è che qui esistono da una parte lo Stato e dall’altra la ‘ndrangheta e io, decisamente, voglio stare a fianco del primo. Chi mi ha accusato di questo è il primo a essere colluso e il primo a parlare di Osso, Mastrosso e Carcagnosso!» ( che per chi non lo sapesse, la leggenda vuole fossero tre cavalieri spagnoli del 1400 che dopo essersi rifugiati a Favignana, da lì fondarono e diffusero rispettivamente, la mafia, la camorra e la ‘ndrina). E di collusioni e rapporti tra mafia e politica parla da ultimo l’onorevole De Magistris: «Qui la politica consolida le appartenenze e il potere condiziona l’economia e il lavoro. E’ difficile parlare di legalità, quando il Parlamento Italiano è il posto dove si esprime al massimo la disuguaglianza. Bisogna invece parlare di diritti e di giustizia, difendere i giornalisti e i magistrati che fanno bene il loro lavoro. Le mafie hanno sempre di più il volto delle istituzioni e la ‘ndrangheta, più delle altre, ha la capacità di arrivare ovunque. Le cose possono cambiare se accanto alla gente onesta cambia la classe politica. E’ necessario alzare la vigilanza democratica». De Magistris elogia tre”categorie” di soggetti, che nell’ultimo periodo hanno dimostrato altissima dignità: gli operai, gli studenti e le donne. Con qualche battuta e riferimento al premier e all’ormai famoso “bunga bunga”, tra il serio e il faceto, lancia un appello a favore dell’indignazione e della ribellione pacifica, riportando alla mente la significativa immagine del quarto stato e sostenendo infine che «non è vero che il sistema non si può cambiare, è difficile ma non impossibile. E proprio per questo è importante entrare in politica, stare vicini a quelli con la schiena dritta, che non si fanno piegare e che ci mettono la faccia. Si preannuncia una stagione di grande movimentismo e, come diceva Paolo Borsellino, la speranza, alla fine, di respirare un fresco profumo di libertà».
M. Cristina Scullino