Sono stati diffusi i dati Istat sui contratti collettivi nazionali di lavoro e sull’indice delle retribuzioni contrattuali orarie. Nella media del 2010 si è registrato un aumento, rispetto all’anno precedente, del 2,2%. Nel 2009 il dato era stato del 3%. Analizzando l’aumento medio annuo, crescite significativamente superiori alla media si osservano nei comparti alimentari, bevande e tabacco (+3,9%), telecomunicazioni (+3,7%), servizi di informazione e comunicazione (+3,4%), commercio (+3,3%) e tessili, abbigliamento e lavorazione pelli (+3%). Le variazioni più contenute si registrano, invece, per attività dei vigili del fuoco (+0,4%), scuola (+0,6%), trasporti, servizi postali e attività connesse e ministeri (per entrambi l’aumento è dello 0,7%).
Per quanto riguarda l’insieme dei contratti oggetto dell’indagine dell’Istituto nazionale di statistica, nel mese di dicembre non è scaduto alcuno di essi, mentre sono stati siglati quelli relativi a vetro, ceramica, banche centrali (funzionari e impiegati) e autorimesse e autonoleggio. L’Istat fa anche notare che, alla fine di dicembre 2010, i contratti collettivi nazionali di lavoro, in vigore per la sola parte economica, riguardano il 62,8% degli occupati dipendenti rilevati per il periodo di riferimento degli indici (dicembre 2005), ai quali corrisponde una quota del 59,8% del monte retributivo analizzato. A incidere positivamente sull’incremento congiunturale delle retribuzioni orarie contrattuali verificatosi nel mese di dicembre sono stati i miglioramenti economici previsti per i dipendenti del settore credito.
Sempre dall’Istat giunge la notizia del peggioramento del clima di fiducia dei consumatori. Dopo quattro mesi di crescita, a gennaio l’indice è diminuito da 109,1 a 105,9, facendo registrare il dato più basso da agosto scorso (quando si e’ attestato sul livello di 104,2). Il calo di gennaio, precisa l’Istat, è dovuto a un maggior pessimismo sul futuro della situazione economica del Paese e della famiglia (l’indice del ‘clima futuro’ passa da 98,1 a 90,9) mentre migliora leggermente l’indicatore relativo al clima corrente (da 116,5 a 117). Anche l’indice relativo al clima economico generale scende, da 81,9 a 77,3, mentre peggiorano in misura minore le valutazioni sul clima personale (l’indice cala da 121,9 a 120,6). Riguardo ai prezzi, i giudizi circa l’evoluzione degli ultimi dodici mesi segnalano un’accelerazione e le previsioni sull’ andamento futuro mostrano attese di accentuazione della dinamica inflazionista.
Filippo Turiano