La tensione è ancora davvero altissima in Albania dove, venerdì scorso, le manifestazioni contro il Governo sono degenerate in scontri di piazza in puro stile anni 70 con tre manifestanti uccisi da colpi di arma da fuoco di piccolo calibro. Negli scontri inoltre ci sono stati 55 feriti, di cui 30 civili e 25 poliziotti. Secondo quanto riportato dal premier Sali Berisha le vittime sono state: «uccise a bruciapelo con armi leggere, con pistole. E la polizia non possiede tali armamenti. Ogni responsabilità per questi incidenti e per queste vittime va direttamente attribuita agli organizzatori di questa manifestazione». Il capo dell’opposizione Edi Rama, dal canto suo, accusa la Guardia di Repubblica, di essere stata proprio lei ad aver sparato sui manifestanti, indicando un video in cui si vede un poliziotto appostato all’interno della sede del Governo che spara su una delle vittime. Questa è la prima volta che in Albania un corteo e una manifestazione dell’opposizione si trasforma in rivolta totale e violenta. L’opposizione, perdute le elezioni sul filo di lana nel 2009, non ha mai riconosciuto la vittoria del premier Berisha, mettendo in atto da allora un vero e proprio braccio di ferro. La manifestazione di venerdì aveva come obiettivo la richiesta di dimissioni del premier e la convocazione di elezioni politiche anticipate. Migliaia di persone si erano radunate fin dalle prime ore del mattino davanti ad una sede del governo protetta da migliaia di agenti in tenuta anti sommossa. La tensione era palpabile, e qualche ora dopo è avvenuto l’irreparabile. Il primo ministro albanese Berisha punta il dito contro l’opposizione socialista del paese, attaccando il leader Rama: “un colpo di Stato violento, montato ad arte, immaginando uno scenario alla tunisina per l’Albania. Lui e queste carogne di Ben Alì albanesi hanno immaginato per voi, cittadini dell’Albania, uno scenario tunisino” Rama ha respinto con forza ogni accusa di tentato golpe: “Non c’è nessun parallelo con la Tunisia” ha detto, invitando Berisha a una soluzione politica della situazione. In un appello congiunto, l’ambasciata degli Stati Uniti, la delegazione dell’Unione Europea e l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa a Tirana hanno invitato: «tutte le parti alla calma e al contegno e ad astenersi da provocazioni». Il capo della diplomazia europea Catherine Ashton e il commissario europeo incaricato dell’Allargamento, Stefan Fuele, in un comunicato congiunto hanno dichiarato: «Manifestare è uno strumento della libertà di espressione e permette ai cittadini di raccogliersi pacificamente». Il segretario generale del Consiglio d’Europa, Thorbjorn Jagland, ha detto di: «essere molto preoccupato dall’esplosione delle violenze e ha invitato tutte le forze politiche a promuovere un dialogo costruttivo, nel quadro delle istituzioni democratiche attuali albanesi».
Salvatore Borruto