Tunisia nel caos, il presidente Ben Ali è fuggito all’estero

Il Presidente tunisino Zine El Abidine Ben Ali, in seguito ai tumulti scoppiati nel paese magrebino, ha deciso di dimettersi dal proprio incarico scappando dal Paese, messo a ferro e fuoco dai dimostranti, rifugiandosi in Arabia Saudita. Il Presidente del Parlamento tunisino el-Mabzaa ha assunto i pieni poteri, dichiarando che nuove elezioni avranno luogo entro due mesi. Dal canto suo l’Arabia Saudita ha fatto sapere di aver dato appoggio al leader tunisino: «per la preoccupazione verso le circostanze eccezionali in cui versa la Tunisia». Imponenti misure di sicurezza sono state applicate a tutta l’area intorno all’ambasciata di Tunisi nella Penisola Arabica, con un imponente spiegamento di Forze dell’Ordine. Intanto l’agenzia di stampa libica Jana ha riferito che Ben Ali ha contattato Gheddafi, il quale lo ha rassicurato che interverrà mediaticamente sulla vicenda, mandando un messaggio ai fratelli tunisini in rivolta. Il clima per adesso non è ancora tornato alla normalità, sono proseguiti gli scontri e i saccheggi di centri commerciali e supermercati. Tra l’altro filtrano notizie di altre sei vittime durante i tafferugli. Nel carcere di Monastir è scoppiata una rivolta dei reclusi e, nel conseguente incendio, trenta detenuti hanno perso la vita. Dopo la chiusura temporanea di venerdì, lo spazio aereo è stato riaperto in attesa che tutto possa ritornare alla consueta normalità. Il premier tunisino Mohammed Ghannouchi, che venerdì sera aveva assunto la carica di Presidente ad interim dopo la fuga di Ben Ali, e poi subito sostituito da el-Mabzaa come prescritto dalla Costituzione, ha dichiarato: «È escluso che Ben Ali possa tornare in patria come presidente. Avvierò subito consultazioni con tutti i partiti. La commissione creata per indagare su quanto sta accadendo dovrà scoprire chi c’è dietro le bande che rubano e devastano i negozi e le case. Chiedo al popolo di intervenire perché è necessario far tornare la calma nel Paese. Sono inaccettabili furti e razzie». Il Segretario delle Nazioni Bann Ki-moon, auspica una soluzione democratica ai problemi tunisini: «Tutte le parti in causa si adoperino a risolvere i problemi pacificamente con l’obiettivo di rispondere alle rivendicazioni e lavorare su una regolamentazione democratica che soddisfi le aspirazioni del popolo tunisino». Stesso discorso per quanto riguarda l’Unione Europea, espresso dall’Alto rappresentante per la politica estera europea Catherine Ashton e il commissario all’Allargamento Stefan Fule: «Diamo piena disponibilità a contribuire a trovare soluzioni democratiche durature. Vogliamo esprimere il nostro sostegno al popolo tunisino e alle sue aspirazioni democratiche, che devono essere realizzate in modo pacifico» Intanto un piccolo aneddoto sul jet tunisino atterrato a Cagliari, sul quale si pensava ci fosse Ben Ali con tutta la famiglia. In realtà sono state solamente delle voci, e il Ministro Maroni ha puntualizzato: «Non c’era il presidente e nessuno della sua famiglia sull’aereo su cui ieri si è fatto un po’ di romanzo e che è atterrato a Cagliari. Ovviamente avevamo preso subito in carico la situazione con la Polizia e l’aereo è poi partito per la Tunisia: c’erano membri di equipaggio, non c’era il presidente e nessuno della famiglia del presidente a bordo».

Salvatore Borruto

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