Ci sono luoghi, città, paesaggi che non dimenticheremo mai; località in cui torneremo ed altre che sogniamo di visitare, prima o dopo. Ci sono posti che abbiamo ammirato senza sapere di averlo fatto; Bobbio, vi dice qualcosa? Eppure, sono davvero pochi a non aver mai visto uno scorcio di questa graziosa cittadina situata sulle colline piacentine. Entrata nel 2008 a far parte del club dei “Borghi più Belli d’Italia”, Bobbio è ora agli onori della cronaca perché riconosciuta, dalla studiosa savonese Carla Glori, nel paesaggio che fa da sfondo al ritratto della Gioconda di Leonardo da Vinci. Sono molti gli studiosi che cercano da sempre di svelare l’arcano che si nasconde dietro a quel sorriso enigmatico, così come sono innumerevoli le teorie che circolano sul celeberrimo dipinto. Da cinquecento anni gli occhi della Gioconda ci osservano. Da cinquecento anni noi osserviamo lei senza però aver mai, davvero, sostenuto quel suo sguardo enigmatico. Nessuno ha mai guardato Monna Lisa negli occhi, forse per un senso di soggezione, di imbarazzo. Solo qualche mese fa si è scoperto che in quegli occhi si nascondeva, forse, la soluzione al mistero che avvolge l’identità della donna ritratta nel dipinto. Una scoperta scaturita dalla passione di Luigi Borgia per il genio del Rinascimento. In un mercatino di libri antichi, Borgia compra un testo del 1960 in cui l’autore fa cenno ad alcuni particolari degli occhi della Gioconda. Si innesca il dubbio. Si scatena la curiosità di Silvano Vinceti, presidente del Comitato Nazionale per la Valorizzazione dei beni Storici Culturali e Ambientali, che riesce ad indagare e verificare. “È bastata una lente d’ingrandimento per capire che era tutto vero”: due piccoli segni, due lettere celate nelle pupille della Gioconda e un terzo simbolo nascosto sotto una delle arcate del ponte visibile sullo sfondo, alla sinistra della donna. Ad occhio nudo è difficile notarlo, ma “l’ingrandimento dell’immagine – ha spiegato Vinceti – rivela nell’occhio destro della modella la presenza di un monogramma che sembra essere ‘LV’, forse proprio le iniziali di Leonardo”. Diversi e più difficili da decifrare i caratteri all’interno dell’occhio sinistro: “È molto difficile decrittarle ma sembrano essere lettere CE o forse la B”. Quanto ai segni nascosti sotto l’arcata del ponte sembrano “due numeri, ’72’, che potrebbero però anche leggersi rovesciati, ovvero una L e un 2. È necessario, tuttavia, rammentare che il dipinto ha quasi cinquecento anni di età, ma dai primi accertamenti eseguiti sono sicuramente segnali apposti dal grande artista” La decifrazione è in atto. Storici dell’arte ed esperti del Comitato sperano di svelare la vera identità della Gioconda: Lisa Gherardini oppure una nobildonna le cui iniziali potrebbero essere i segni grafici individuati nell’occhio sinistro?
fonte foto borghitalia.it e mondimedievali.net
Secondo la Glori il numero “72” potrebbe riferirsi proprio alla distruzione del Ponte Gobbo di Bobbio avvenuta nel 1472 a causa dell’onda di piena del fiume Trebbia e “lei” non sarebbe altro che Bianca Giovanna Sforza, la giovane figlia di Ludovico il Moro. “È altamente probabile che Da Vinci avesse visitato Bobbio a causa della sua famosa biblioteca e che abbia dipinto il paesaggio basandosi sulla memoria qualche anno dopo, probabilmente quando viveva in Francia” è quanto afferma la studiosa al Daily Mail. Chissà che presto una delle tante ipotesi, più o meno suggestive, non dia corpo ad una tesi non opinabile che sveli il mistero che avvolge il dipinto leonardesco. Curiosità: Una leggenda narra che San Colombano, ansioso di giungere a Bobbio per iniziare l’opera di evangelizzazione, scese a patti col Diavolo che gli avrebbe promesso di costruire un ponte in una sola notte in cambio della prima anima che lo avrebbe oltrepassato la mattina dopo. San Colombano accettò e il Diavolo mantenne la promessa costruendo il ponte, irregolare per via della diversa altezza dei demoni che tenevano le arcate in fase di costruzione. Ma quando il ponte fu pronto, il santo fece passare di lì un cagnolino beffando così il Demonio.
Adele Sergi