Archiviata con fatica prima di Natale la complessa partita del federalismo fiscale regionale e dei tagli imposti alle Regioni dalla manovra del luglio scorso, i governatori torneranno dalla pausa festiva dovendo affrontare un’altra importante questione che rischierà, ancora una volta, di vedere contrapposte le Regioni del nord a quelle del sud, se non addirittura di spaccarle. Il ministero della Salute, guidato da Ferruccio Fazio, proprio in questi giorni ha trasmesso infatti lo schema con il quale intende ripartire tra le Regioni la torta da oltre 106 miliardi di euro con i quali le Regioni dovranno amministrare la sanità nel 2011. Gli assessori regionali alla Salute si vedranno giovedì prossimo, 13 gennaio, a Roma, nella sede della Regione Veneto (il coordinatore degli assessori alla Salute è l’assessore veneto Luca Coletto) per iniziare a discutere di questo criterio di riparto; i governatori dovrebbero invece vedersi per la prima Conferenza delle Regioni e delle Province autonome il prossimo 20 gennaio, ma non è escluso che il presidente della Conferenza, Vasco Errani, li convochi prima a Roma. La partita è importante, se si pensa che le risorse per la sanità costituiscono oltre l’80% dei bilanci regionali. Ogni anno il ministero presenta alle Regioni un proprio piano di riparto di questi fondi, ma puntualmente le Regioni, dopo giornate di incontri e di scontri, finiscono per mettere a punto un proprio criterio di riparto sul quale tutti i presidenti trovano il proprio consenso. Il difficile sarà, quest’anno, trovare l’accordo, dal momento che già si sono levati chiari segnali di malumore dalle Regioni del sud. L’accusa che queste ultime muovono, infatti, al governo è di prendere come criterio base per il riparto delle risorse quello dell’età degli assistiti (notoriamente più numerosi al nord) non considerando invece, per esempio, le condizioni socio-economiche delle popolazioni, notoriamente più critiche al sud. Già nei giorni scorsi si è levata la polemica in tal senso in alcune Regioni del sud tra maggioranza e opposizione: in Puglia il capogruppo Pd in Consiglio Regionale, Antonio Decaro, giudica il riparto del fondo “palesemente sbilanciato a nord” ma il capogruppo Pdl Rocco Palese gli fa notare che quei criteri “penalizzanti per la Puglia e per il sud risalgono all’epoca del governo Prodi-Bindi”. Sull’argomento interviene oggi anche l’assessore al Bilancio della Regione Calabria, Giacomo Mancini, che ricorda come la Calabria si sia impegnata nella riconversione di 18 su 36 strutture sanitarie e nella generale razionalizzazione delle risorse, “per questo attendiamo, a fronte di un così forte impegno, attenzione nella stesura dei criteri di riparto del Fondo sanitario”. Quest’anno il riparto è ancora più importante in vista del federalismo fiscale: costi standard e benchmark tra le Regioni con le performance migliori si costruiranno nel 2013 in base ai risultati finali del 2011 nell’amministrazione della spesa sanitaria e chi perderà quest’anno rischia dunque di essere ancora più penalizzato tra due anni. Nel complesso, il fondo ammonta a 106.452.800.000 miliardi di euro, ma la somma che le Regioni saranno chiamate a ripartirsi sarà inferiore, pari a quasi 104 miliardi; alcuni fondi sono infatti vincolati o finalizzati all’ospedale Bambino Gesù di Roma e all’Ordine di Malta. Il riparto proposto dal ministero prevede che il 5% sia destinato alla prevenzione, il 51% alla medicina distrettuale (medicina di base 7%, farmaceutica 13,62%, specialistica 13,30% e territoriale 17,08%); il 44% è destinato alla medicina ospedaliera. Vedremo nei prossimi giorni se il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, riuscirà anche quest’anno a far trovare a tutti i governatori l’accordo su una proposta di riparto, frutto dell’intesa tra le Regioni. Ancora una volta quindi il governatore della Calabria Scopelliti dovrà fare la voce grossa e farsi così sentire nei piani alti a Roma. La “battaglia” è di quelle davvero importanti per lo sviluppo dell’intera regione. Basti pensare che il nuovo governo regionale ha messo come obiettivo centrale della propria legislatura la sanità. Non è notizia recente quella che nella nostra regione si sia avviata una grande e soprattutto dispendiosa azione atta a migliorare le strutture ospedaliere; azione che a larghi tratti ha trovato anche la contrarietà di alcune frange di popolazione che naturalmente non vuole vedersi chiudere l’ospedale sotto casa. Questi 104 miliardi di euro possono rappresentare un trampolino di lancio per il totale distacco da quello che è stato il passato in Calabria. Ora tocca ai nostri politici far valere le proprie posizioni e cercare di portare in Calabria quanto necessario per rimettere in sesto il comparto sanitario più disastrato d’Italia. Attendiamo risposte concrete. Vogliamo viaggiare su quest’onda di cambiamento che il governatore Scopelliti ha fatto sua in tutta la recente campagna elettorale. I Calabresi si aspettano molto e siamo certi che tutta la squadra di governo lavorerà incessantemente per realizzare gli obiettivi posti ad inizio legislatura.
Danilo Santoro