L’inflazione

29\12\2010 – Continuiamo, ed esaminiamo il criterio della stabilità dei prezzi, vale a dire l’Inflazione. Con il termine Inflazione si intende l’aumento del livello generale dei prezzi, mentre quando usiamo l’espressione Tasso d’Inflazione ci riferiamo all’aumento percentuale che si è verificato nel livello generale dei prezzi, rispetto a due periodi di tempo stabiliti. Per cui correttezza impone che, ogni volta che si parla di Tasso di Inflazione, bisogna specificare per quale anno rispetto a quale altro anno. Esempio: in Gennaio 2010 erano stati diffusi i dati ISTAT sul tasso di inflazione in Italia nel 2009: il valore dello 0,8 % si deve intendere nel senso che il livello generale dei prezzi nel 2009 è aumentato dello 0,8 % rispetto al livello generale dei prezzi del 2008. Va precisato che l’ISTAT effettua il calcolo del tasso d’inflazione facendo riferimento agli aumenti dei prezzi registratisi su di un campione di beni sufficientemente rappresentativi, il cosiddetto paniere: ecco perché certe volte non ci sappiamo spiegare il motivo di questa apparente differenza fra il tasso di inflazione ufficiale e quello percepito dai cartellini dei prezzi dei beni esposti nelle vetrine dei negozi. A tal proposito, bisogna chiarire anche che l’inflazione determina la perdita del potere di acquisto della moneta, dal momento che, a fronte di un aumento del livello dei prezzi, il consumatore può acquistare una quantità inferiore di beni con la medesima quantità nominale di moneta. Diventa interessante e stimolante capire perché i prezzi dei beni di consumo aumentino. Un primo motivo è legato alla più elementare legge dell’economia, la legge della domanda e dell’offerta. Può verificarsi un aumento dei prezzi, dunque, in occasione di un aumento della domanda di un determinato bene. Questa è quella che si chiama Inflazione da domanda. Anche se aumentano i costi dei fattori produttivi il prezzo finale di un bene può aumentare: è il caso della Inflazione da costi. Possiamo riferirci al costo del lavoro, attraverso rivendicazioni salariali portate avanti dai sindacati. Ma possiamo fare riferimento anche al costo dell’energia: come sappiamo, la produzione di energia in Italia è fortemente sbilanciata sui combustibili fossili (per quasi un 80% sul totale) , basta quindi un piccolo aumento del prezzo del petrolio per fare scatenare nel nostro Paese l’aumento dei prezzi, anche per la componente del costo del trasporto. Ma quella che viene considerata la causa principale dell’inflazione è certamente l’eccesso di moneta sul mercato. In tal caso si parla di Inflazione da eccesso di moneta. E qui ritorniamo a pieno titolo sulle questioni legate alla stabilità dell’Euro. La Banca Centrale Europea esercita questa politica di controllo della quantità di moneta in circolazione attraverso la manovra del tasso d’interesse, di cui già abbiamo scritto. Ma la BCE stessa pretende, dagli Stati membri che adottano la moneta unica, una politica costante di controllo delle tendenze inflazionistiche. Sappiamo, infatti, che il parametro di convergenza sottoscritto con il Trattato di Maastricht prevede che il tasso di inflazione non debba superare di oltre 1,5 % quello dei 3 Paesi che nell’anno precedente hanno registrato il tasso di inflazione più basso tra i Paesi membri dell’Ue.

Prof. Giuseppe Cantarella

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