Attentati alle ambasciate di Svizzera e Cile a Roma: si tratterebbe di una rivendicazione degli anarchici

C’è lo zampino degli anarchici dietro le due esplosioni di giovedì scorso nella capitale. Entrambi i pacchi-bomba sono stati fatti esplodere a distanza di poche ore, in pieno giorno davanti all’ambasciata Svizzera sita in via Barnaba Oriani, nell’elegante quartiere Parioli, e davanti all’ambasciata del Cile in via Po, a pochi passi da via Veneto. Le esplosioni dei due plichi erano state anticipate da telefonate anonime di avvertimento che indicavano, tuttavia, luoghi errati: una voce di donna segnalava, prima alle 10.30 e poi alle 12, due ordigni in due diversi uffici dell’amministrazione capitolina. Ma delle bombe non c’era traccia.

Nello scoppio dei plichi sono rimasti gravemente ferite due persone: un impiegato elvetico che ha subito gravi danni a una mano e rischia adesso di perderla, e un suo collega cileno al quale sono state amputate due dita e rischia di perdere anche un occhio. Entrambi, tuttavia, non sono in pericolo di vita.

Nella stessa serata di giovedì era arrivata la rivendicazione della Federazione Anarchica Informale (Fai), un gruppo operante per lo più in Spagna e Grecia, oltre che nel nostro Paese.  Il contenuto della rivendicazione conferma l’obiettivo degli anarchici di allargare i fronti di lotta cercando, dicono qualificate fonti di intelligence, di coordinarsi nelle azioni. Anche la scelta degli obiettivi sarebbe un ulteriore elemento che riporta al mondo anarco-insurrezionale: in Svizzera, infatti, sono detenuti due anarchici italiani e uno elvetico. Il legame con il Cile è invece rappresentato dal nome di Mauricio Morales, un anarchico cileno morto nel 2009. Il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, ha confermato che «si segue la pista anarchico-insurrezionalista». Gli indizi, infatti, porterebbero ad analoghi episodi accaduti nel novembre scorso in Grecia.

Filippo Turiano

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