Gli studenti italiani tornano di nuovo in piazza a protestare contro la riforma Gelmini. Questa volta però, dopo il polverone dei giorni scorsi, lo hanno fatto pacificamente, superando abbondantemente la prova di maturità che attendeva tutto il movimento. Tranne qualche tafferuglio isolato scoppiato a Milano e Palermo, condannabile e fuori luogo, tutte le altre manifestazioni in giro per l’Italia si sono svolte in un clima di tranquillità e colore. Slogan, striscioni, tanto rumore ma tutto nella norma. A Roma manifestazioni estemporanee, con la decisione di non varcare la cosiddetta zona rossa del centro storico, e manifestazioni spostate in periferia con corteo sulla tangenziale. Forti disagi per gli automobilisti, che nel più dei casi si sono visti favorevoli e poco arrabbiati. Dunque come promesso da loro stessi la protesta è stata ironica, imprevedibile e fantasiosa. «Lasceremo i palazzi del potere nella solitudine della loro miseria e andremo altrove» avevano annunciato gli studenti, e così è stato, dirigendosi verso la periferia dove hanno ricevuto gli applausi degli abitanti che assistevano al lungo serpentone che si snodava, dalle proprie finestre. Dopo l’appello degli studenti al Presidente Napolitano: «Non firmi, sarà così in piazza anche lei al nostro fianco. Se porrà la Sua firma alla legge Gelmini Lei sancirà la cancellazione del Diritto allo Studio, uno dei diritti fondamentali della Costituzione intesa come patto fondante della nostra società, che garantisce equità e democrazia», il Quirinale ha fatto sapere di volere incontrare una delegazione degli studenti, per dimostrare quanto sia attento alla voce di tutti questi giovani che vedono il proprio futuro minacciato e scarso di opportunità. Dunque nel pomeriggio una delegazione è stata ricevuta da Napolitano, per la gioia di tutto il movimento studentesco. Ad aprire il corteo partito dalla Sapienza in mattinata un’insolita idea, quella di consegnare dei pacchi natalizi. Uno è stato consegnato al Policlinico Umberto I, per la polemica relativa a parentopoli, uno è stato recapitato alla Cgil, con la richiesta di uno sciopero generale, un altro ai dipendenti Atac. Nel primo pomeriggio poi, alla notizia della morte di un operaio nel cantiere della Sapienza, gli studenti hanno deciso di recarsi nuovamente in Facoltà facendo sapere che: «Avevamo progettato altre iniziative di protesta contro il ddl Gelmini, ma a causa della morte dell’operaio all’interno della stessa città universitaria abbiamo deciso di tornare alla Sapienza». Dunque a prevalere è stata la goliardia e gli slogan arguti sugli striscioni, quasi a voler dimostrare a coloro che chiedevano incarcerazioni preventive e sterilizzazione, la maturità che i giovani italiani hanno e che talvolta è superiore a quella dei politici ormai attempati e navigati.
Salvatore Borruto