L’Italia del Natale “da disertori”

E’ interessante guardare il Natale dalle più diverse angolazioni; un’angolazione interessante è senza alcun dubbio proposta dall’editorialista Beppe Severgnini, che sul suo blog “Italians” propone una visione del Natale italiano come fatto da non da nemici, quanto piuttosto da “disertori”. Parola d’ordine: multiculturalismo. Nelle più disparate città d’Europa oggi, ma proprio oggi, a 4 giorni dall’anniversario della nascita di Cristo, non esistono differenze tra musulmani, ebrei, indù: tutti stanno spendendo, comprano regali per prepararsi alla festa che sì, è anche di stampo pagano, ma le cui origini sono senza alcun dubbio cristiane. Da qui la polemica scatenatasi nel 2005 negli Stati Uniti, quando una catena di grandi magazzini ha sostituito lo slogan natalizio “Merry Christmas” con “Happy Holidays”: un Natale, insomma, per tutti, una festa che prima di ogni altra cosa vuol dire vacanza. Poi calore familiare, casa. Solo alla fine, un collegamento con la propria fede. E’ questo quello che avviene nell’Italia 2010, il paese che ospita la Santa Sede sul suo territorio? Secondo Severgnini no: non è che si fa una guerra al Natale, è che la festa passa in maniera indifferente. Così indifferente  da far sì che”in Italia tutto avviene silenziosamente. Il Natale è troppo impegnativo: troppo lungo, troppo pesante, troppo significativo”, secondo le parole dell’editorialista.  Quindi, per così dire, si lascia passare “in cavalleria”: il 2010 non è solo l’anno della crisi, ma per il Natale è anche l’anno dell’indifferenza e di una festa impegnativa che andrebbe “trattata” come qualcosa un po’ meno importante. Si va davvero in questa direzione?

Elisa Gerardis

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