Milano da… vedere

All’ombra della Madunina, una città multi-sfaccettata: Milano. Capitale degli affari, della moda, del design. Oggi capitale dell’arte.

In questo periodo, la metropoli lombarda offre diverse occasioni per far godere gli occhi e lo spirito. L’atmosfera natalizia è enfatizzata dal festival “Led” che la sera avvolge la città di luci. Palazzi, monumenti, piazze, tram, fontane e viali alberati si illuminano attraverso sessanta installazioni di grandi artisti internazionali e di studenti delle più importanti accademie e scuole di design della città. Il festival si concluderà il 10 gennaio; ma c’è una luce che i milanesi ammirano dallo scorso 6 dicembre e che non si spegnerà mai (ci auguriamo!): l’arabesco luminoso di Lucio Fontana (costruito per la Triennale del 1951) che, dall’ultimo piano dell’Arengario, si affaccia su piazza Duomo. Facciamo un passo indietro. L’Arengario – palazzo comunale dotato di un balcone per parlare alla folla – fu voluto da Mussolini ma venne ultimato solo nel 1956. Progettato dagli architetti Muzio, Portalupi, Griffini e Magistretti si compone di due edifici simmetrici che creano un ideale collegamento con la galleria Vittorio Emanuele II. È degli architetti Italo Rota e Fabio Fornasari la firma sul progetto che ha trasformato questo edificio (per molto tempo sede di uffici comunali, turistici e altro ancora) in museo del ‘900. Per il sindaco di Milano, Letizia Moratti, il nuovo museo rappresenta “un luogo prestigioso, nel cuore della città, dove poter conoscere e approfondire l’arte del Novecento ammirando le grandi collezioni che Milano ha ereditato e costruito nel tempo incrementando le Civiche Raccolte milanesi. Un patrimonio della città che con questo museo diventa opportunità di conoscenza per tutti”. La Moratti ha spiegato: “È un museo che sa coniugare tradizione, nel contenitore, e innovazione, nel contenuto, in un dialogo aperto con la città: alcuni quadri, infatti, sono visibili senza dover entrare nel museo. Questo è il senso dell’arte che Milano vuole avere: quello di un’arte aperta”. Dalle finestre entrano le architetture che si affacciano su piazza Duomo ed esce, oltre che il neon di Lucio Fontana, il “Quarto stato”. Il capolavoro di Pellizza da Volpedo ha lasciato la Galleria d’arte moderna di Villa Reale per essere collocato all’interno dell’Arengario, diventando l’icona simbolo del nuovo museo. “Il percorso – spiega Marina Pugliese, direttore del Progetto Museo del ‘900 – sviluppato in successione cronologica, parte dall’inizio del secolo e attraversa i maggiori movimenti e correnti dell’arte italiana per chiudersi simbolicamente con il 1968, anno di svolta sociale ed artistica verso nuove forme di espressione”. Il percorso è assolutamente libero; unico punto di riferimento la rampa elicoidale che dal sottosuolo (il museo è direttamente collegato alla metropolitana gialla) arriva sino all’ultimo piano dedicato a Fontana. Trecentocinquanta opere esposte in 4.500 metri quadrati. I restanti 4.000 metri ospitano un terrazzo panoramico, un ristorante, un’ampia sala conferenze, una biblioteca e il bookshop gestito da Electa-Mondadori. Se è pur vero che quella allestita nel nuovo museo è una collezione permanente (ingresso gratuito fino a fine febbraio), per un “salto” a Milano conviene approfittare di questo periodo. Fino al 6 gennaio a Palazzo Marino, ingresso gratis per ammirare la “Donna allo specchio” di Tiziano, dipinto in prestito dal Louvre. Mentre fino al 30 gennaio a Palazzo Reale è in scena “Salvador Dalì, il sogno si avvicina”. In attesa della Grande Brera e del museo del contemporaneo di Libeskind, da Milano è tutto. Curiosità: È del 2003 il cortometraggio di fiction “il Quarto Stato” di Emilio Mandarino che racconta il travagliato percorso creativo dell’opera di Pellizza da Volpedo. L’immagine del “Quarto Stato” è stata, anche, trasposta da Bernardo Bertolucci nel suo film “Novecento”.

Adele Sergi

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