Il sottosegretario di Governo Gianni Letta si è detto molto fiducioso su una possibile soluzione alla crisi in cui il PdL è rimasto impantanato ormai da mesi. Se l’uomo di fiducia del Cavaliere ha fatto queste dichiarazioni un motivo valido ci sarà, sembra infatti che la trattativa sia arrivata a un punto molto avanzato, di fatto per Letta si stanno studiando le garanzie reciproche da mettere sul piatto della possibile ricucitura tra i due ex alleati. La bozza d’intesa sembra avere dei punti fermi che possono essere riassunti in politica economica, federalismo fiscale e riforma elettorale. Anche se tutto sembra essere superato, per adesso il nodo da sciogliere è la modalità della crisi. Fli attraverso le parole di Italo Bocchino fa sapere che le dimissioni anticipate del premier sarebbero una cosa assai gradita, così da potere avere il reincarico entro 72 ore dalle stesse dimissioni, per formare il nuovo Governo, Berlusconi bis appunto. Il Premier almeno per ora risponde picche e pretende di passare attraverso le forche Caudine delle due Camere, per avere la fiducia con una astensione dei figiani; niente Berlusconi bis quindi, al massimo un rimpasto in stile prima Repubblica. Di fatto è proprio il punto relativo alle garanzie e alla modalità della crisi, quello su cui per adesso non c’è accordo. Il Presidente della Camera ieri mostrava ancora una certa resistenza dichiarando che: « La precondizione è che Silvio si dimetta. Per il resto, niente documenti, deve giocare a fidarsi. Altrimenti il 14 si vota. E se non ha i numeri, o riesce ad ottenere le elezioni o si va a un nuovo governo». Per adesso è chiaro che si stia giocando un tira e molla sul filo dei nervi tra i due leader, per cercare di ottenere il massimo possibile dal punto di vista politico. Per adesso la linea di Fli al suo interno tiene ma se si incrinasse, il quadro politico allora muterebbe sul serio, almeno nel centro-destra, perché il malridotto Governo riavrebbe i numeri per la fiducia in entrambe le Camere. Il Premier, nelle sue dichiarazioni, ha di fatto chiuso la porta in faccia al leader centrista Casini dicendo che: «Con l’UdC si è capito che si perde tempo». Dal canto suo Casini avverte l’amico Fini: « Se Gianfranco volesse davvero riformare l’alleanza con Silvio, cosa che sarebbe per lui un suicidio, io comunque non ne farei parte». Che il leader centrista puntasse al superamento del berlusconismo era cosa ormai nota da tempo e di fatto stava giocando di sponda con il Presidente Fini per arrivare al suo scopo, ma è stato spiazzato dalle critiche di Letta (a cui Casini aveva dato disponibilità come premier per un nuovo esecutivo) sulla sua linea politica: «Pier, state sbagliando tutto. Berlusconi non si dimette. Inutile insistere, lui è irremovibile». Di fatto dalle parole del Premier si capisce che la trattativa non si è mai arenata, anche perché il Cavaliere in una dichiarazione confidenziale ha affermato: «Con i finiani il dialogo non si è mai interrotto. Mai». Dunque la trattativa di Gianni Letta sembra tutt’altro che impossibile, anzi sembra in fase avanzata per quanto riguarda la riforma del sistema elettorale. Il compito per fare tutto questo è stato affidato all’ex ministro Scajola. I punti per riformare il cosiddetto porcellum sono: la soglia al 45% per ottenere il premio di maggioranza; il premio del Senato calcolato su base nazionale e non più regionale; il ritorno alla preferenza. Bisogna dire però che questi punti che piacciono a Fli non sono graditi a Scajola come al Cavaliere perché, a detta loro, riconsegnerebbero il paese ai partitini e ai loro diktat. Sarebbe molto più gradito un ritorno al vecchio mattarellum con una rimappatura dei collegi elettorali, per consentire un nuovo rapporto tra elettori ed eletti. La trattativa è confermata da Scajola che fa sapere: «Modificare il sistema di voto non è un tabù per il premier». La lega in tutto questo è rimasta nel silenzio più assoluto, quasi ad aspettare il nemico sulla riva del fiume. Per adesso sembrano prevalere le colombe all’interno dello schieramento di governo, staremo a vedere cosa succederà fino al fatidico 14 Dicembre, giorno in cui si arriverà o alla rottura definitiva, oppure al nuovo patto all’interno del centro-destra.
Salvatore Borruto