In Calabria sono più avvantaggiati i diplomati, rispetto a chi ha un titolo universitario, per l’ingresso nel mondo del lavoro. Lo rileva un’indagine Datagiovani i cui risultati sono stati pubblicati sul Sole 24Ore. Il tasso di disoccupazione per chi esce dalle scuole medie superiori e cerca un posto di lavoro si attesta, nella regione, sul 24,4% (a fronte del 14,8 nazionale) mentre per i laureati la percentuale sale al 24,8 (rispetto al 12,90 del Paese). La Calabria si pone al quart’ultimo posto nella graduatoria italiana dei diplomati e al terz’ultimo per quella dei laureati a spasso. A dare maggiori sbocchi sono gli istituti tecnici e professionali, a scapito dei licei, mentre tra i dottori sono i neo laureati in medicina e chirurgia ad essere agevolati nel loro ingresso nel mondo del lavoro. Quindi laurearsi non serve più a niente? In base a questi dati forniti dal Sole 24 ore la risposta potrebbe essere: sì, ma è chiaro che si tratta sempre di numeri ed, alla fine, bisogna analizzare situazione per situazione. Ovviamente, alcuni indirizzi presi nelle scuole superiori formano lo studente e lo preparano meglio al mondo del lavoro rispetto ad un’università italiana che ti dà un’ottima base culturale ma non si sofferma sullo specifico. Ecco, questo è il punto in cui si deve intervenire: cioè cercare di rendere i corsi di laurea delle nostre università come una vera e propria palestra di lavoro così coloro che completeranno il ciclo di studio saranno pronti per mettersi in competizione nell’attività professionale scelta e non alle prese con infiniti dubbi e perplessità, data la poca specificità della loro laurea come avviene nella maggior parte dei casi. In altri paesi dell’unione Europea hanno risolto questo problema. Adesso bisogna farlo anche da noi, altrimenti si rischia di avere una nuova generazione con una preparazione di base inferiore rispetto alle altre realtà del vecchio continente.
Giuseppe Dattola