Come tutte le grandi città che si rispettino anche Reggio Calabria si trova ad affrontare il difficilissimo problema delle “ lucciole” che la sera colorano gli angoli delle nostre strade. Premesso che non è molto chic che le prostitute affollino le strade più conosciute del centro urbano reggino, anche se a dire il vero, l’amministrazione e le forze dell’ordine si stanno battendo per arginare il fenomeno, occorrerebbero delle leggi diverse a livello nazionale da applicare poi localmente. Non vogliamo fare qui un problema di morale al riguardo ma vorremmo solo evidenziare un altro aspetto non tenuto nella dovuta considerazione da tutti.
Le signorine che esercitano questa professione sono per lo più di nazionalità straniera oppure italiane perchè hanno precedentemente sposato italiani. Per cui troviamo Colombiane, Brasiliane, Venezuelane, Ucraine, Bulgare, Ungheresi, Rumene ed infine una basso numero di Italiane puro sangue, insomma ce n’è per tutti i gusti e per tutte le età. Come abbiamo già detto qui tratteremo l’aspetto economico di questo fenomeno. Dalle nostre fonti riguardanti le tariffe delle lucciole, in media si va, dai 30€ per una prestazione orale ai 50€ per l’atto sessuale completo , 80€ se si vuole una location più comoda (casa) 100€ per cose particolari. Abbiamo fatto dei brevi calcoli e intervistato qualcuno, parliamo quindi a ragion veduta di circa 20 clienti in media cadauna, (siamo in periodo di recessione economica ) in 5 o 6 ore di “lavoro”. Una media di 40€ a cliente e avremo un guadagno stimato in 800€ a notte. E’ facile moltiplicare la cifra per i giorni lavorativi mensili per cui parliamo di circa 21.000,00 euro mensili, l’equivalente di un alto funzionario bancario o statale o di un discreto calciatore.
La differenza è che in questo caso il salario guadagnato è al netto delle imposte poiché è in nero. Bisognerebbe capire se però l’incasso di questi soldi rimane nelle tasche delle prostitute oppure deve essere diviso con altri complici o sfruttatori. Da un’analisi su “strada” sembrerebbe che alcune abbiano i protettori, anche se nessuna lo ammette, mentre altre sono delle “libere professioniste”.
La domanda che ci si dovrebbe porgere è: Come fare ad arginare questo fenomeno? Il mercato del sesso è quello che risente meno della crisi economica, per cui dato che non si riesce a debellarlo un’idea potrebbe essere quella di legalizzarlo e far rilasciare alle operatrici del settore, una fattura o scontrino fiscale con il quale poter da un lato tassare l’indotto e dall’altro tenere d’occhio le transazioni di denaro cosi da capire quando c’è gente dietro che sfrutta queste ragazze.
Certo è una soluzione estrema ma è l’unico modo per fare emergere una quantità di danaro inimmaginabile. Si pensi che nella sola nostra città la popolazione delle lucciole che esercita in strade, piazze ed appartamenti supera le 50 unità. Si parla quindi di circa 12.milioni e mezzo di € l’anno di redditi non tassati solo nella nostra città, provate ad immaginare gli introiti a livello nazionale.
Non abbiano calcolato gli incassi relativi di altri addetti dello stesso settore quali i gigolò, i travestiti, i trans ed i gay dediti a prostituzione. Ci sarebbe da risollevare le sorti della nazione e si potrebbe dare un colpo pesante agli affari della criminalità organizzata. Le cifre del business sono sotto gli occhi di tutti ma lo Stato dovrebbe creare delle nuove leggi per poter governare anche questo fenomeno che oseremmo definire socio-economico.
Fabrizio Pace