Irlanda

01\12\2010 – In questi giorni l’attenzione della stampa economica è concentrata sulla situazione dell’Irlanda, le cui condizioni economico – finanziarie sarebbero in grado di determinare conseguenze negative sulla stabilità della moneta unica europea, l’Euro. La situazione è questa: in base ai dati Eurostat, il rapporto Debito Pubblico/PIL in Irlanda per il 2009 risulta essere pari al 64%, quindi sembrerebbe quasi in linea con il parametro di Maastricht che fissa entro il 60% questo dato macroeconomico. Ma se a questo debito prodotto dal governo, viene sommato quello che risulta a carico delle imprese e delle famiglie, il valore raggiunge la stratosferica percentuale del 286 % rispetto al PIL (fonte: Standard & Poor’s, cfr. Vito Lops, La classifica del debito in Europa, Il Sole 24 Ore, 27 Aprile 2010). Eppure, fino ad una diecina di anni fa, la situazione era totalmente diversa. L’Irlanda, infatti, aveva conosciuto, a cavallo fra la seconda metà degli anni ’90 del secolo scorso ed i primi anni del presente secolo, un rapido processo di sviluppo economico, testimoniato da tassi di crescita del PIL elevatissimi (10,9 % nel 1999, 9,7 % nel 2000; fonte: Eurostat) che si accompagnavano a tassi di inflazione in leggera crescita, ma pur sempre contenuti (2,5 % nel 1999, 5,3 nel 2000; fonte: Eurostat). Tale processo di sviluppo economico era stato avviato da una spregiudicata politica di incentivi fiscali che avevano determinato la localizzazione, in Irlanda, di numerose multinazionali straniere, operanti particolarmente nel settore dell’informatica, della farmaceutica e della medicina. Purtroppo, ora la festa è finita, ed è stata certamente la crisi innescatasi nel 2008 negli Usa la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. Perché l’Euro potrebbe subire conseguenze negative? Presto detto. Intanto, ricordiamoci che per la stabilità della moneta unica, il Trattato di Maastricht impone ai paesi che adottano l’Euro di contenere il Deficit Pubblico entro il limite del 3% rispetto al PIL ed il Debito Pubblico entro il 60%; impongono, altresì, un controllo sull’inflazione. Ora, condizioni finanziarie come quelle dell’Irlanda possono far aumentare l’inflazione dell’Euro, con conseguente perdita del potere di acquisto della moneta e perdita di valore sui mercati internazionali; il che potrebbe essere anche un pretesto per scatenare tentativi speculativi.

Prof. Giuseppe Cantarella

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