Lo scorso 23 Novembre la Corea del Nord ha bombardato l’isola di Yeonpyeong, nei pressi del confine ovest delle due nazioni, mandando in fiamme una settantina di abitazioni. Sono due i civili trovati morti, grande è lo scompiglio per tutta Yeonpyeong.
Il governo della Corea del Nord ha giustificato il gesto parlando di “legittima difesa”: “Abbiamo bombardato l’isola di Yeonpyeong in risposta al fuoco dell’esercito sudcoreano che ha sparato per primo”, ha annunciato l’agenzia ufficiale nordcoreana Kcna. Seoul, tuttavia, ha dato una diversa versione dei fatti, al punto che il presidente Lee Myung-bak ha parlato di “forte rappresaglia” per impedire ulteriori attacchi. Per il momento, il governo sudcoreano ha inviato una squadriglia aerea sul posto per incrementare la potenza del fuoco.
Diverse le reazioni a livello internazionale: in un primo momento, infatti, sembrava fosse stata convocata d’urgenza una riunione straordinaria del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, notizia questa che è stata successivamente smentita. Il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon, comunque, ha fermamente condannato l’attacco attraverso una nota trasmessa dal suo portavoce.
Immediata è stata anche la condanna al gesto da parte della Cina: nella giornata di ieri il ministro degli esteri cinese si è detto “preoccupato” per ciò che è avvenuto, ed ha invitato al dialogo le due Coree al fine di trovare una soluzione pacifica. Il premier giapponese Naoto Kan ha invece riferito ai giornalisti che il Giappone “si terrà pronto ad ogni eventualità”.
Anche gli Usa hanno fermamente dichiarato deplorevole quanto accaduto: lo scorso martedì Obama si è dichiarato “indignato” per quanto accaduto ed ha ribadito gli ottimi rapporti che intercorrono tra gli Stati Uniti e Seoul, già dalla guerra di Corea conclusasi nel 1953. Ad ogni modo, se in un primo momento sembrava ci dovessero essere risvolti concreti con l’appoggio statunitense ai sudcoreani, proprio ieri è sembrato che gli Usa facessero un passo indietro sulla questione, dichiarando che l’accaduto deriverebbe da conflitti interni alle due Coree e, nello specifico, dalla lotta interna per la successione del leader Kim Jong-il.
Il dipartimento di stato americano avrebbe a tal proposito definito “un’azione isolata” il bombardamento, escludendo un’azione a più ampio raggio da parte dei nordcoreani. Ciò che è certo, è un episodio avvenuto poco prima della violenza nordcoreana: la scoperta, da parte di un team statunitense, nel Paese dell’esistenza di un consistente impianto per l’arricchimento dell’uranio in Corea del Nord, sito adatto per fabbricare armi nucleari. Una circostanza, questa, che ha creato non poco scompiglio e sgomento tanto a Washington quanto nella comunità internazionale.
Elisa Gerardis