25\12\2010 – Il Tribunale per i diritti del malato – Cittadinanzattiva, compie trent’anni e presenta il Rapporto Pit 2010 sulla Sanità italiana: “Diritti non solo sulla carta”. Il guaio delle liste d’attesa è uno dei punti caldi del rapporto, insieme alle segnalazioni per la scarsa sicurezza in ospedale e soprattutto quelle per presunti errori medici. Andiamo per ordine. Le attese crescono per esami diagnostici, visite specialistiche e interventi chirurgici. Se per un’ecografia all’addome si deve aspettare fin quasi un anno, per una Tac ci vogliono in media circa 220 giorni, un anno per un intervento di chirurgia generale e 18 mesi per uno di ortopedia, con tempi che, forse a causa del conseguente aumento della domanda, si allungano anche nella sanità privata e in quella convenzionata. I numeri del rapporto disegnano un quadro che rappresenta il 15% delle motivazioni di ricorso al Tribunale, “violazioni del tempo” che riguardano sia le liste d’attesa che le lungaggini per l’accertamento dell’invalidità civile e dell’handicap. Tra le visite specialistiche con i ritardi più rilevanti, al primo posto c’è l’oncologia insieme all’odontoiatria. A un malato di cancro non si può chiedere di aspettare un anno per la visita di controllo! Il tumore, si sa, avanza senza tempo e limiti e non si accomoda tranquillo in sala d’attesa, dove invece, con tempi addirittura triplicati, ritroviamo anche visite in ginecologia e ostetricia, segno questo, secondo il rapporto, che le future mamme sono impossibilitate ad accedere in tempi utili a visite di controllo presso il servizio pubblico e costrette a rivolgersi a professionisti privati. All’interno del dossier, dati su disservizi e denunce di dimissioni improprie e per errori medici, in fase di diagnosi e terapia, ma preoccupa soprattutto la sicurezza dei servizi sanitari, con al primo posto le infezioni contratte in ospedale. Tra tanti dati negativi, però, per fortuna anche qualcosa di positivo. Tre esempi di buona sanità segnalati ai quali è stato assegnato il premio “Andrea Alesini”, istituito dall’associazione con il sostegno di Farmindustria. Il Premio nasce nel 1997 d’intesa con la famiglia Alesini al fine di ricercare, promuovere ed incentivare buone pratiche in tema di umanizzazione delle cure. Rivolto ad organizzazioni sanitarie pubbliche e private, ospedaliere, territoriali e socio-sanitarie che eroghino direttamente prestazioni al cittadino, si pone l’obiettivo di salvaguardare la dignità umana, lottare contro l’esclusione sociale e riportare il cittadino al centro del sistema. Primo progetto, “Facciamo girare la carta e non i cittadini”, del Servizio di assistenza protesica integrativa della Asl Torino 1, secondo, “Utenti familiari esperti” dell’unità operativa 2 di psichiatria di Trento e terzo, il “Giocamico” a cura del Dipartimento materno – infantile dell’azienda ospedaliero- universitaria di Parma.
M. Cristina Scullino