Un’ondata di popolarità improvvisa ed al tempo stesso inevitabile. Federico Macheda vive il suo giorno da leone dopo la doppietta con la maglia della nazionale under 21 di Ciro Ferrarra alla Turchia. Può diventare forte come Cristiano Ronaldo. Parola dello stesso Ronaldo che, alla vigilia della sfida contro il Porto, aveva rilasciato un sorprendente commento su Kiko (così chiamano Macheda i compagni di squadra). «Si allena con noi tutta la settimana ed è un ragazzo sveglio e intelligente, che ha tanta voglia di migliorare. Se ascolterà i consigli dei giocatori più esperti e sarà capace di vivere nella maniera giusta dentro e fuori dal campo, sono certo che diventerà una stella di prima grandezza di questo club». E strada, il giovane Macheda in due anni ne ha fatta tanta. La storia di Federico, il Red Devil che parla italiano, è legata indissolubilmente a quella di papà Pasquale, il ragazzo di Reggio Calabria che, appena ventenne, si trasferisce a Roma. Tanta buona volontà, ma solo lavori saltuari e due figli, Federico e Simone che crescono e mangiano. Il primogenito, oggi 186 cm, non ama la matematica ma fa i numeri con un pallone tra i piedi. Prima nell’Atletico Prenestino. Poi nel Savio, storica fucina di talenti, che magari si perdono per strada. E, infine, nel 2002 la Lazio dopo l’incontro con Volfango Patarca, il responsabile della scuola calcio che aveva scoperto Di Canio e Nesta. «Federico l’ho visto a 11 anni: era già fortissimo, oltre che un ragazzo d’oro. L’ho voluto subito». E subito giura che sarà un campione. Inter e Milan scendono a chiedere notizie. Bruno Conti sogna di spalancargli le porte di Trigoria. Come farà poi con un altro aquilotto di talento, Malomo. E proprio per quest’ultimo che un gruppo di osservatori del Manchester United si regalano, a Natale, un viaggio a Roma. Vengono, vedono e decidono: vogliono Macheda. I diavoli rossi sono una tentazione. Ma gli amici e il quartiere, Ponte di Nona, che è un po’ una grande famiglia, sono un cordone ombelicale duro da recidere. Solo che a Formello bisogna andare cinque volte a settimana. Papà Pasquale lavora come guardia notturna e anche mamma Loredana non ce la fa. Lo United garantisce 80 mila euro per 3 anni e una sistemazione alla famiglia. E’ la svolta. La proposta che cambia la vita. Pasquale Macheda confessa al “Daily Mirror” come, accettando il trasferimento in Inghilterra, il figlio abbia salvato la famiglia dalla miseria. «In Italia, era sempre più difficile riuscire a pagare le bollette e temevo spesso di non arrivare alla fine del mese – ha raccontato – poi è arrivata quella telefonata. Era qualcuno che parlava con accento inglese e che ha offerto a Federico un ingaggio da 80mila sterline l’anno per andare allo United». Impossibile dire no a tanto denaro e, infatti, la famiglia non lo fece, scegliendo di trasferirsi tutta a Manchester, anche perché senza di loro Kiko aveva detto chiaro che non si sarebbe mosso. E alla prima partita all’Old Trafford, davanti a mamma Lorena e al fratellino Simone, il giovane Macheda ha visto il suo sogno diventare realtà. Ma se a Manchester si coccolano il loro campioncino e Sir Alex Ferguson starebbe addirittura pensando di promuoverlo a titolo definitivo in prima squadra per la prossima stagione, in Italia c’è chi si mangia le mani per essersi lasciato sfuggire il giovane talento, pagato dai Red Devils poco meno di 40mila euro. Si tratta del presidente della Lazio, Claudio Lotito, che aveva poi lanciato un attacco violento ai “metodi d’acquisto” del Manchester United, definendoli “immorali” e accusando il club inglese di avergli “rubato” Macheda, approfittando delle norme italiane che impediscono di mettere sotto contratto un calciatore prima dei 16 anni. Rimane il fatto che, comunque, Macheda in Italia è tornato. E lo ha fatto vestendo la maglia della nazionale under 21 targata Ciro Ferrara. Una festa per tutti, ma soprattutto un successo firmato Federico Macheda.
Antonella Pirrotta