Il presidente iracheno Jalal Talabani in un’intervista alla televisione francese France 24, ha dichiarato che non firmerà la condanna a morte per l’ex numero due del regime di Saddam Hussein Tareq Aziz. Aziz era stato condannato a morte lo scorso mese dall’alta corte della giustizia irachena. Talabani ha dichiarato: «non firmerò perché sono socialista e sono dalla parte di Tareq Aziz perché è un cristiano iracheno, e in più è un anziano signore di oltre 70 anni. Sono convinto che sia giunto il momento di voltare la pagina delle esecuzioni, eccezion fatta per i crimini perpetrati nella cattedrale di Notre-Dame del Perpetuo soccorso e contro i pellegrini sciiti e i loro luoghi santi. L’Iraq ha bisogno di una politica della clemenza, di perdono e riconciliazione nazionale». L’alta corte aveva condannato il mese scorso Tareq Aziz a morte per impiccagione, per il ruolo da lui svolto nell’eliminazione dei partiti di opposizione e nelle persecuzioni verso gli sciiti. In molti hanno chiesto la grazia per lui, in testa l’Italia e il Vaticano, in considerazione dell’ età avanzata e delle precarie condizioni di salute. Aziz è in carcere dal 2003, sotto la consegna degli americani di stanza in Iraq. Con lui sono stati condannati altri due esponenti di spicco del vecchio regime: l’ex ministro degli interni Saadoun Shaker e l’ex segretario del presidente Saddam, Abed Hmoud. Aziz è ancora imputato in altri sei processi, soltanto in uno dei sette è stato condannato a morte, come detto per la responsabilità verso la campagna avvenuta negli anni 80 contro i partiti sciiti filo-iraniani, che ha visto in quegli anni parecchi rastrellamenti, condanne e torture verso queste minoranze.
Salvatore Borruto