In questa settima il popolo italiano ha assistito ad un acutizzarsi della crisi politica che al momento tiene il Governo in una posizione di stallo. I due personaggi chiave sono Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini, quest’ultimo, dopo aver fondato Futuro e Libertà, avrebbe, in questi ultimi giorni, deciso di andar via dalla maggioranza per aprire la crisi di governo. Al G20 in Korea Berlusconi realisticamente, chiacchierando con premier Vietnamita, per la prima volta ha ammesso di avere qualche problema in Italia.
A conferma di quanto scritto c’è il fallimento della mediazione politica di Umberto Bossi nell’incontro col Presidente Fini che avrebbe dovuto limare le incomprensioni tra l’ex AN con il Premier, anche se non ufficialmente richiesto da quest’ultimo. Il segretario di Futuro e Libertà rimane fermo sulle idee espresse a Bastia Umbra al congresso del suo partito dove ha parlato di un governo nel quale non ci dovrebbe essere come premier Berlusconi.
La lega non “ci sta” e decide di rimanere fedele al “Cavaliere”, per cui, fallito anche questo tentativo di dialogo, ci si aspetta che Fini faccia votare contro il governo in parlamento e cerchi di aprire la crisi formalmente ritirando i suoi ministri dall’esecutivo. Questo è quello che si auspica il presidente del PD, Bersani, che con i parlamentari dell’IDV, ha presentato una mozione di sfiducia chiedendo con insistenza la coerenza da parte del Presidente della Camera, per mandare a casa una volta per tutte il premier.
Cesa, segretario dell’UDC, valuterà la situazione monitorando i gruppi parlamentari di FLI e dell’API riguardo la mozione di sfiducia. Il PDL invece risponde con il suo capogruppo F. Cicchitto. Questi auspica una serietà bipartisan per discutere prima alcuni punti principali del programma di governo come per esempio il patto di stabilità che se non approvato definitivamente prima di eventuali nuove elezioni potrebbe causare danni gravissimi al Paese.
Infatti i titoli di stato italiani, in una situazione del genere, verrebbero ulteriormente svalutati sui mercati internazionali e rischieremmo così il crollo finanziario del nostro paese . “Risolto questo grosso problema, qualora non avessimo più i numeri per governare non ci resterebbe altro che rimetterci con fiducia nelle mani degli elettori”, conclude Cicchitto. Se la situazione non dovesse trovare una soluzione, ognuna delle parti politiche in causa si dovrà assumere la responsabilità, di quanto accaduto. A noi sembra che chi ci rimetterà saranno esclusivamente i cittadini italiani.
Fabrizio Pace