10\11\2016 – Si sono concluse da qualche giorno le elezioni in Birmania, un piccolo stato situato nella zona centro meridionale del continente asiatico. Come da previsione il partito già al potere, cosiddetto dei generali, ha dichiarato di aver vinto con l’80% delle preferenze.
Non sono della stessa opinione gli altri sei movimenti politici che hanno partecipato alle elezioni, le prime negl’ultimi venti anni, e che infatti denunciano situazioni poco chiare e brogli da parte dei generali. Il primo segnale di scorrettezze si era avuto quando il regime aveva costretto gli impiegati ed i militari a votare il giorno prima, in modo da poter avere un primo riscontro sulla loro lealtà.
Un secondo segnale di comportamento non corretto si è potuto capire dall’astensione al voto della principale forza di opposizione, la Lega Nazionale per la Democrazia di Aung San Suu Kyi, ancora oggi agli arresti domiciliari. Una parte del popolo Birmano ha inteso come sarà il suo futuro e sta tentando di rifugiarsi nella vicina Thailandia, si parla di 10.000 profughi e di una nuova emergenza a cui fare fronte.
Il governo cinese si dice compiaciuto del risultato elettore che, a suo dire, ha ottenuto legittimamente il consenso popolare. Di parere totalmente opposto è Obama, il quale ha dichiarato che le elezioni non sono state libere e giuste. Comincia oggi un altro periodo cupo per una popolazione già vessata per decenni dal regime militare dell’ USDP.
Fabrizio Pace