Mia Martini, la straordinaria voce della canzone italiana ma anche la cantante la cui vita e carriera vennero stroncate da un grave e insensato pregiudizio
Quella di Mia Martini è stata un’esperienza umana ed artistica drammatica e controversa, fatta di grandi successi ma anche di momenti difficili. Proprio agli inizi, quando ancora era Mimì Bertè, il 19 agosto del 1969, a 21 anni, viene arrestata perché in possesso di 35 mg. di spinello: “Ero in un night in Costa Smeralda con degli amici quando la polizia fece irruzione”. Scontò 4 mesi di carcere a Tempio Pausania, in provincia di Sassari. Fu un periodo che la segnò in modo indelebile: “Ero disperata, più volte ho avuto propositi di suicidio; avevo bisogno di un padre che mi aiutasse”. E proprio attraverso questo dramma, ritrova suo padre, il rapporto con lui, che se ne andò di casa quando lei aveva solo 11 anni. “Io ho dato la colpa all’ambiente in cui viveva — racconta il padre della Bertè — e a tutta la situazione della sua famiglia, perché io vedevo che le cose non andavano bene; dall’altra parte però ero impotente”.
Ma chi era Domenica Bertè – Mimì – Mia Martini? Nasce a Bagnara Calabra da genitori insegnanti: “Avevo 11 anni quando mio padre se ne andò di casa; ero troppo giovane e incosciente perché sentissi la sua mancanza”. La Bertè cresce così con la madre e le tre sorelle: Loredana, che sarà anch’essa cantante di successo, Leda e Olivia. “Io ero la piccola e lei, la più grande, mi faceva un po’ da mamma — racconta Olivia — ricordo la musica che mi faceva ascoltare”. La musica che fu la compagna di sempre nella vita della Martini, quella che non l’ha abbandonata nemmeno di fronte alla morte: “E’ morta con la cuffia in testa — dice Alba Calia — è morta ascoltando la sua musica”. Lei stessa ammetteva: “La musica è la vera ragione della mia esistenza”. La sua carriera comincia ben presto, da principio seguita anche dalla madre, Maria Salvina Dato: “Ho fatto molti sacrifici, finanziari e anche fisici: per accompagnarla ho fatto molte rinunce”. Proprio per convincere la madre ad accompagnarla a Milano, la Martini, allora Mimì Bertè “fece una specie di sciopero della fame”, scrive il biografo Menico Caroli. Mentre il padre: “Ha dato a me tutta la responsabilità” — ricorda la madre in un intervista di repertorio.
La prima apparizione è del 1964 a TV7 e già emergono le caratteristiche della giovane interprete: “Quando canto vivo troppo la canzone, non mi accorgo che sto davanti ad un pubblico e assumo un atteggiamento… Questo è un guaio!”. Così nel 1965 è ospite nel seguitissimo show televisivo di Lelio Luttazzi Studio 1. Ma questa sarà anche l’ultima apparizione televisiva con il nome d’arte di Mimì Bertè. Seguono i mesi disperati della detenzione e il riavvicinamento al padre, che dice: “Questo dramma l’ha seguita per tutta la vita. Io di questo ne sono convinto”. Ed è con la canzone “Padre davvero” che torna sulla scena nei primi anni Settanta, vincendo il Festival d’Avanguardia e nuove tendenze; una canzone che fa molto discutere e assurge a manifesto culturale dei giovani di quel periodo: “Molti si riconobbero nell’esperienza di Mia Martini — spiega Menico Caroli – pare che il testo della canzone venisse distribuito quasi clandestinamente”. “Padre davvero” segna comunque il primo successo con il nuovo nome di Mia Martini, scelto con il produttore Alberigo Crocetta (già fondatore del Piper e scopritore di talenti come Patty Pravo e Mal): “Un produttore con manie internazionali! – raccontava — Per andare all’estero bisognava scegliere tra le tre parole italiane più note: spaghetti, Martini e pizza. Io scelsi Martini!”. A Roma, dove s’inserisce in uno stimolante ambiente musicale, c’è l’incontro con il giovanissimo Claudio Baglioni: “Era il 1969. Io scrivevo solo per me, non avrei immaginato e in seguito non l’avrei più fatto, di scrivere per qualcuno altro. Però lei aveva una curiosa storia umana, piena di tasti neri e bianchi e allora le canzoni furono scritte apposta perché c’era Mimì a cantarle”. Poi la collaborazione con Bruno Lauzi e lo straordinario successo con “Piccolo uomo”. “E’ una canzone da ricordare”, dice il critico Dario Salvatori e lo stesso Lauzi: “…sarà testona finché vuoi, ma, ragazzi, che voce!”. Arriva la popolarità, i dischi venduti, i premi e al successo nazionale si accosta quello estero.
Con sua sorella Loredana, Mimì condivideva la grande passione per la musica e insieme salirono sul palco del Festival di Sanremo del 1993, ma non ebbero un grande risultato, “perché erano due artiste troppo diverse” — spiega la sorella Olivia. E l’amica Alba Calia: “Due sorelle belle, divertenti e si volevano bene”. Infatti, la stessa Mimì ammette, nell’intervista “Mia Martini si racconta”: “Se Loredana fosse solo mia sorella sarebbe stupendo, purtroppo canta!”. E ancora: “E’ chi sta intorno a noi, che ci fa diventare concorrenti nostro malgrado. Ed è brutto litigare in famiglia”. E Gigliola Cinquetti ricorda: “Due talenti molto diversi… unite forse da una certa malinconia, nell’una più visibile, nell’altra più nascosta”.
Ma chi era davvero Mia Martini dietro la sua immagine? “Mimì non era una persona facile. Si vede che nel DNA dei Bertè c’è tutto questo! — ricorda il padre — In ogni sua canzone c’era parte della sua biografia e la musica era una missione: mirata al processo di liberazione della donna da tutto il contesto sociale”. Nelle sue canzoni, l’artista calabrese interpreta gli umori e la sensibilità di un’epoca. “Lei forse non si amava — riflette Ornella Vanoni — ma la musica la riscattava in tutto”. Di Mimì, Claudio Baglioni ricorda che: “rideva moltissimo, aveva una risata sonora, quasi una sorta di canto. Non ha mai smesso di cantare, neanche quando rideva”. Amava il suo lavoro, stare davanti al pubblico ma non si comportava e non amava fare la star, la diva: non era solo immagine, ma anche sostanza che le diede lo straordinario successo nazionale e l’apprezzamento internazionale. Nel 1974, per i critici europei è la “cantante dell’anno”. Bruno Lauzi di lei ha detto: “Avere Mia Martini come interprete è come essere in America ed avere Barbara Streisand”.
Il grande amore, l’unico compagno della sua vita fu proprio un grande musicista: Ivano Fossati. “Un amore cementato dalla musica” ammette Alba Calia. E la sorella Olivia spiega che Fossati: “Ebbe un importantissimo ruolo nella sua professione; è molto cresciuta con lui.. che era uno dei suoi autori più amati”. “Lei era innamorata pazza”, dice Adriano Aragozzini, ricordo che disse: “Non so immaginare la mia vita senza Ivano!’. La rincontrai dopo la fine della storia e lei era un’altra persona. Credo che essersi lasciati sia stata una cosa cui ha cercato di reagire senza riuscirci”. E lei stessa in un’intervista dichiarava: “L’amore è in fondo il mio dramma” e spiegava: “In questo lavoro conosci tante persone, ma sono conoscenze superficiali. E l’amore è la stessa cosa: ti trovi a fare una scelta e decido che la cosa più ovvia è rinunciare all’amore; per cui non rinuncio al mio lavoro e tutte le altre cose. Dopo, mi accorgo che quello che pensavo fosse la cosa più normale, è la cosa più sbagliata!”. Claudio Baglioni ammette di non aver saputo mai molto della vita personale di Mimì, ma: “avevo la sensazione che l’amore e lei fossero avversari, l’amore sentimentale e di coppia”.
Mia Martini si dedica interamente alla musica e nel 1982 partecipa per la prima volta al festival di Sanremo. Non vince perché: “Era troppo sofisticata — spiega il critico Dario Salvatori – e, infatti, per lei fu creato il Premio della Critica”, che oggi porta il suo nome. Ma il 1982 è anche l’anno in cui si diffonde la diceria che la porterà a non lavorare per anni. “Ricordo come nacque l’infausta voce — dice Salvatori- agli inizi degli anni ’70 alla vigilia della partenza di un tour di Mimì con un gruppo romano dell’epoca”. “Il gruppo che l’accompagnava — continua Baglioni — di ritorno da un concerto, ebbe un incidente d’auto e da allora si cominciò a dire che Mimì portasse sfortuna”. La stessa Mia Martini ammetteva: “La mia vita era diventata impossibile. C’era chi rifiutava di partecipare ai festival e alle rassegne perché con me, se c’ero io, nessuna casa discografica avrebbe mandato i propri artisti. Eravamo arrivati all’assurdo”. Un’insostenibile cappa da cui è difficile sfuggire, che può portare alla depressione e anche al suicidio. “L’ho subita anch’io all’inizio, ricorda Gino Paoli, ho picchiato due, tre persone e poi la jella gli è arrivata davvero e hanno smesso”.
Il grande ritorno della Martini fu nel 1989, proprio sul palco di Sanremo, dove con la canzone “Almeno tu nell’universo”, ritrova l’abbraccio totale del pubblico: “Ed è stato un attimo indimenticabile”, ricorderà poi la cantante. Torna a Sanremo, nel ’92, con il brano “Gli uomini non cambiano”, “Ma era una Mia Martini triste, diversa, ricorda Aragozzini, prima veniva vicino, chiacchierava! Il pezzo era bellissimo”. Aveva 45 anni, gli ultimi anni di vita e di carriera. Si trasferisce in provincia di Gallarate, nel paese dove viveva il padre: “Aveva bisogno di tranquillità, una prospettiva di poter badare a se stessa”, dice Giuseppe Bertè. L’ultima apparizione televisiva è del 4 marzo del 1995: “L’accompagnammo a Papaveri e papere (la trasmissione condotta da Pippo Baudo e Giancarlo Magalli); io ero incinta – racconta Olivia — e lei era pazza di questa cosa, girava con l’ecografia nella borsa. L’ultima volta che ci siamo sentite ha chiesto come stavamo io e il bambino; disse che era molto stanca e di non preoccuparsi se non ci non ci fossimo sentite, ‘perché sto in cuffia per preparare il pezzo per il Festival di Napoli. E’stata l’ultima telefonata”. “Era un giovedì, a pranzo ho visto che stava male – rammenta il professor Bertè: l’ho accompagnata di sopra e lei mi ha baciato e salutato così: ciao papà!”. “La domenica la padrona di casa mi dice: Mimì non si sente. Vado io a casa sua, vedo che con la toppa la chiave non funziona; mi sono allarmato e ho chiamato i Carabinieri e poi… non vi dico.. abbiamo aperto e trovato Mimì, in pigiama, sul letto”.