15\10\2010 – Giunti a Roma, davanti al complesso del Vittoriano, dimenticate coordinate geografiche e navigatori! Per effettuare un viaggio denso di suggestioni basterà ammirare la mostra: “Vincent Van Gogh – Campagna senza tempo e città moderna”. È una mostra unica – ha sottolineato all’inaugurazione il ministro dei Beni culturali, Sandro Bondi – che nessuno deve perdere perché offre una prospettiva nuova su Van Gogh”. Realizzata con la fondamentale collaborazione dei maggiori musei del mondo e d’importanti collezioni private, la mostra ha richiesto tre anni di preparazione e tre milioni di euro d’investimento. Fino al 6 febbraio prossimo, si potranno ammirare settanta capolavori del maestro olandese (dipinti, acquarelli e disegni), affiancati da un’accurata selezione di trenta opere degli artisti a cui fece riferimento: Gauguin, Cezanne, Pissarro, Millet. Il presidente di Comunicare Organizzando, Alessandro Nicosia, ha spiegato: “Non si poteva pensare a una mostra monografica in quanto i musei concedono prestiti solo a rassegne mirate, di approfondimento”. Fil rouge del percorso espositivo la dicotomia tra campagna e città. È un tema non molto indagato ma fortemente presente nelle sue opere, capace di raccontarci l’universo interiore di Van Gogh. I ritmi lenti e rassicuranti della campagna francese e olandese, sono descritti in opere quali I piantatori di patate, proveniente dal Von der Heydt-Museum di Wuppertal, e le contadine chine al lavoro, in prestito dal Kröller-Müller Museum di Otterlo. Van Gogh considera il mondo povero ma onesto dei contadini, per molti aspetti, migliore di quello civilizzato. La città – Parigi in primis – è il luogo del fare e del divenire. «Non c’è che Parigi: per quanto difficile possa essere qui la vita, e anche se divenisse peggiore e più dura, l’aria francese libera il cervello e fa bene, un mondo di bene», scrive nell’autunno 1886 all’amico Horace Mann Levens.
In opere come Strada con sottopassaggio (Il viadotto) – proveniente dal Guggenheim Museum –l’artista esprime il desiderio di modernità. Piuttosto che le vie affollate o le pittoresche piazze di Parigi, egli preferiva ritrarre le stradine dei sobborghi, all’epoca in rapido sviluppo, come negli Orti a Montmartre, prestito del Van Gogh Museum e dello Stedelijk Museum di Amsterdam. Città e campagna non si scontrano ma convivono parallelamente, e qualche volta si fondono nella stessa composizione come in Cipressi con due figure femminili, capolavoro assoluto dal Kröller-Müller Museum. In mostra anche una serie di ritratti e autoritratti. Tra questi ultimi, due tele in cui si raffigura alternativamente in vesti di gentiluomo o di contadino. «Alcuni quadri oggi sono stimati tra i 40 e i 60 milioni di euro – ha raccontato l’organizzatore della mostra Alessandro Nicosia –. È incredibile se si pensa che in vita Van Gogh abbia venduto un solo dipinto, soffrendo continuamente di incredibili frustrazioni e di incomprensioni».
Curiosità: Il film Vincet & Theo (1990 – regia di Robert Altman) narra un decennio (1880-1890) della vita del pittore olandese e di quella del fratello Théo, mercante d’arte che tenta in tutti i modi di far apprezzare i dipinti di Vincent senza però ottenere grandi risultati. Il film si apre con la ripresa dal vero della vendita all’asta di un dipinto di Van Gogh, dove l’acquirente si aggiudica per una cifra esorbitante una di quelle opere che l’artista non riuscì a vendere.
Adele Sergi