I rom sono una delle “minoranze” che non amano integrarsi e nel corso di un secolo e passa il loro stile di vita nomade ha alimentato la mentalità “noi contro di loro” che li porta a separarsi dal resto della comunità. La mancata integrazione è anche dovuta ai governi europei, nonostante Bruxelles abbia messo a disposizione fondi per aiutare tale convivenza. Paesi come l’Italia e la Francia hanno glissato con “i campi nomadi” ove le condizioni di vita non sono ottimali. Per tali motivi poi ci ritroviamo ad assistere a situazioni come quella successa in Francia, dove un giovane ventiduenne rom a bordo della sua autovettura si schianta contro un posto di blocco ferendo un agente. La polizia francese reagisce causando la morte del ragazzo. La reazione della popolazione nomade non tarda ad arrivare e circa cinquanta rom prendono d’assalto la gendarmeria di Saint-Aignan, distruggendo i negozi delle vie, danneggiando le proprietà pubbliche. La rivolta porta il presidente Sarkozy ad annunciare che i campi nomadi verranno”evacuati”. Il comportamento dell’Eliseo desta tanto clamore tanto che viene condannato da Bruxelles: infatti il commissario per la giustizia Reding paragona la scelta del presidente francese con quello che avvenne durante la seconda guerra mondiale. Dopo tante scintille e tanti clamori la situazione sembra essersi attenuata; naturalmente va fatta una considerazione: gli allarmismi non nascono dal nulla, è vero che non bisogna fare di “tutta l’erba un fascio” e bisogna saper convivere avendo rispetto per tutti, però mi chiedo cosa succederebbe ad un italiano o ad un francese che andando in un paese straniero si comportasse come i rom? E tutto ciò non va proprio a discapito di chi faticosamente si sta integrando?
Giovanna Melissari