Il divieto di fecondazione eterologa è incostituzionale. Il tribunale di Firenze ha accolto il ricorso di una coppia sterile che non può accedere alle cure in Italia. La tanta discussa legge fatta 6 anni fa, incontra nuovi ostacoli e dopo referendum, voti a maggioranza e polemiche di ogni tipo, apre un annoso dibattito che vede tanta disinformazione protagonista. Cerchiamo di fare chiarezza, e vedere brevemente cosa prevede la legge 40 del 2004.
In primis, che si può ricorrere alla procreazione medicalmente assistita (pma) solo se altri rimedi terapeutici non sono stati efficaci. Secondo la legge 40 inoltre non è possibile effettuare la clonazione, la sperimentazione sull’embrione e “qualsiasi forma di selezione a scopo eugenetico degli embrioni e dei gameti”. Da qui tutta la polemica sulla diagnosi genetica pre-impianto: in pratica si vieta di selezionare l’embrione anche alle coppie che sanno bene di poter trasmettere malattie genetiche ereditarie.
Il punto che più di tutti suscita polemiche è quello che si riferisce alla creazione di embrioni finalizzata “a un unico e contemporaneo impianto, e comunque non superiore a tre”. Ossia i 3 embrioni che possono esseri impiantati nell’utero, devono essere impiantati tutti e tre contemporaneamente. Tutto questo perché la legge 40 non prevede la conservazione criogenica degli embrioni che non servono, tranne in casi eccezionali. Per questo sono molto alte le percentuali di parti trigemellari in Italia. Infine la legge prevede la creazione di un registro nazionale delle strutture, pubbliche e private, autorizzate alle tecniche di pma. Torniamo al ricorso presentato al tribunale di Firenze.
La prima sezione del Tribunale civile del Capoluogo toscano ha sollevato il dubbio di costituzionalità sull’articolo nel quale si vieta alle coppie sterili di accedere alla fecondazione eterologa, con ovuli o seme donati da persone esterne alla coppia. L’uomo soffre di mancanza di spermatozoi per delle cure fatte in adolescenza e con la compagna punta, dopo essere stato all’estero in diversi centri, a poter effettuare le cure in Italia. È la prima volta che un tribunale ordinario ritiene incostituzionale il divieto di procreazione assistita. Un eventuale accettazione del ricorso da parte dell’Arte Corte, potrebbe porre fine al fenomeno tutto italiano della fecondazione da fare in paesi esteri con dei costi elevatissimi che non tutti possono permettersi. In tali paesi queste contrapposizioni nette, che in Italia hanno generato questo obbrobrio legislativo, sono state superate fin dal Medioevo.
La donna che va in menopausa precoce, l’uomo che per una pallonata ai testicoli diventa sterile, colui che si è sottoposto a un ciclo di chemioterapia, per legge in Italia non può avere il diritto ad avere un figlio con la fecondazione assistita. Tutto questo garantisce la libertà di ognuno di noi? Oppure tutela solamente certi interessi legati al mondo del fondamentalismo cristiano? Staremo a vedere quello che succederà nei prossimi mesi sperando che si apra un confronto serio su dei temi fondamentali che non devono avere colore politico o lobbystico, ma solamente l’obiettivo di tutelare i cittadini.
Salvatore Borruto