ANNOZERO: Non solo odio a Reggio Calabria

“Un Paese in crisi di identikit”. Così definisce l’Italia di oggi il vignettista di Annozero Vauro. Il titolo della puntata, andata in onda ieri sera, “Non solo odio”, esprime la difficoltà enorme di capire esattamente cosa sta succedendo nel nostro bel Paese e perché. Minacce, intimidazioni, attentati. Sembra di essere tornati indietro nel tempo, in quegli anni ’80 in cui a Reggio Calabria si viveva ogni giorno in un clima di paura e tensione. Ci si chiede infatti se sia questa una ripresa della strategia della tensione, che in un momento di grave crisi dell’intero sistema politico cerca con tutte le forze di riprendere le redini del comando. Dopo l’intimidazione subita martedì scorso, il Procuratore Capo di Reggio Calabria Giuseppe Pignatone ha affermato: «Stiamo dando fastidio e continueremo a farlo con maggiore intensità. Andremo avanti sia contro la ‘ndrangheta sia contro quella parte di società collusa con i clan». E proprio alle “vittime” della ‘ndrangheta, cadute nel mirino delle cosche perché non si sono fatte “i cazzi loro”, è dedicato uno spazio di Annozero, in collegamento da Piazza Duomo di Reggio. Protagonisti alcuni cronisti del Quotidiano e di Calabria Ora, minacciati per essersi occupati di temi delicati e scottanti, di fatti di corruzione, di collusione tra politica e mafia, di denunce che bruciano sulla pelle degli onesti e che ritornano indietro come boomerang.
Il concetto di “Cattedrale nel deserto” viene in mente istantaneo come un flash e, ironicamente e con un po’ di amaro in bocca, serve a definire perfettamente la serata. Piazza Duomo quasi vuota, istituzioni praticamente assenti ingiustificate tranne l’On. Angela Napoli, che contro l’ On. Santanchè presente in studio, urla con tutta la sua forza il disinteresse dello Stato per una terra abbandonata che soffre e che ha bisogno di aiuto. Non ci sono fiaccolate stasera, né cortei, né sit-in. Dove sono i Reggini? Quando bisogna esserci si preferisce stare a casa, quando non è poi così importante si è sempre in prima fila. Non solo odio, dicevamo all’inizio. E allora cosa? La secolare voglia di potere, la vittoria della legge del più forte, in una sfida che non avrà mai fine, dove la vita umana non conta proprio nulla. Perché l’odio acceca. «Il regno dell’odio e della menzogna». È questa l’Italia definita dal nostro presidente del consiglio. Ha ragione, anche se si fa fatica ad ammetterlo. E stavolta la questione è seria, non è una barzelletta.
M. Cristina Scullino

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